Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 ha segnato – e lo diciamo prescindendo dal risultato– un momento importante nella complessa stagione politica che il nostro Paese sta vivendo e, a qualche giorno di distanza, è forse opportuno riflettere su uno degli aspetti forse più significativi di questa consultazione elettorale. Negli ultimi mesi, in particolare nei giorni a ridosso delle votazioni, molto si è detto e molto si è scritto a proposito della campagna referendaria che, indubbiamente, è stata condotta senza sconti, con toni molto forti e talvolta esagerati: entrambe le parti hanno ricordato che la dimensione comunicativa è coessenziale alla stessa azione politica.

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democrazia-e-partecipazione-l-bcoopbCiò che è più interessante da notare, tuttavia, non è tanto che alcuni personaggi politici più o meno sopiti sono tornati a calcare le scene dei talk show, in occasione del referendum; piuttosto è opportuno rilevare che la media della popolazione italiana ha visto nel referendum un’occasione per cui valesse la pena partecipare attivamente alla vita politica del Paese. Anche al di là dell’aumento dell’affluenza alle urne – che è stato notevole, rispetto alle ultime elezioni politiche e alle consultazioni referendarie dell’aprile 2016 –, la maggioranza degli Italiani si è riavvicinata all’essenziale pratica politica che è il discorso pubblico: nelle maniere più varie, sono state comunicate pubblicamente posizioni, opinioni, più articolate riflessioni di natura politica. Certamente va detto che, talvolta, alcune di queste espressioni si sono tenute qualitativamente molto al di sotto rispetto al commento puramente emotivo, motivato più dalla simpatia o dall’antipatia verso i soggetti politici in campo che da onesti convincimenti; d’altro canto, anche molti giovanissimi (che, dunque, non avrebbero potuto recarsi alle urne) hanno superato la diffidenza verso il dibattito politico del nostro Paese.

Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, dunque, da questo punto di vista lancia all’Italia una sfida: riuscire a mantenere vivo l’interesse per le questioni politiche e, soprattutto, promuovere un’educazione politica migliore per i cittadini, tutti, al di là dell’età anagrafica. La nobile arte della politica interessa tutta la nostra vita e trova nel dialogo pubblico, nel dare pubblicamente ragione dei propri convincimenti il suo momento più importante. Soltanto così possiamo sperare di essere davvero una comunità politica e non un agglomerato passivo di governati.

Emanuele Lepore

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