Lo scorso 20 ottobre il Consiglio Regionale ha approvato il PDL n.23, dando il là all’attesa riforma sanitaria del Veneto. Con l’obiettivo di razionalizzare i costi ed ottimizzare l’impiego delle risorse, la riorganizzazione della Sanità si articola in due snodi fondamentali: da un lato ridefinisce la geografia territoriale Asl, tagliandone il numero da 21 a 9, e dall’altro lato istituisce la cosiddetta “Azienda Zero.”[s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]Figlia dell’esigenza suprema di rispondere con soluzioni virtuose ai tagli necessari della spesa pubblica, l’Azienda Zero mira sostanzialmente ad unificare il coordinamento tecnico e la governance amministrativa degli enti socio-sanitari dislocati sul territorio veneto (le ASL, che nel frattempo scendono da 21 a 9 unità), centralizzando così la programmazione e l’attuazione del Servizio Sanitario Regionale. Una formula che, perlomeno sulla carta, dovrebbe essere in grado di ridurre i costi in misura significativa, senza che tuttavia ciò abbia alcuna ripercussione negativa sulla qualità dei servizi offerti al cittadino: non a caso, l’atto istitutivo del nuovo macro-organismo dispone anche il varo di un Servizio Ispettivo che effettui un controllo di gestione delle ASL, vigilando sui singoli bilanci.

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Ma da chi sarà composto l’organico dell’Azienda Zero? In un’ottica di razionalizzazione assoluta delle spese (d’altronde il tempo per buttare anche un solo centesimo è finito da un pezzo), lo staff del nuovo maxi-ente pescherà a piene mani da personale già presente sui libri-paga degli enti pubblici: il nuovo organico verrà composto da soggetti in mobilità provenienti anzitutto dalla Regione, dalle Aziende Socio-Sanitarie e dagli altri Enti Territoriali (Stato, Province, Comuni), con possibilità soltanto residuale di ricorrere ad eventuali assunzioni.

Inoltre, verrà tagliato il numero dei manager regionali, che seguirà paro paro la riduzione delle Aziende Socio-Sanitarie definite (da 21 a 9): essi risponderanno dell’operato della propria ASL direttamente al direttore generale dell’Azienda Zero, che avrà dunque effettivi poteri di vigilanza sull’intero SSR del Veneto. Naturalmente, l’azione direttiva del nuovo organismo apicale sarà a sua volta sottoposta ad un controllo esterno: l’articolo 6 della legge di riforma, infatti, prevede da parte della Giunta Regionale la nomina di un Comitato d’Indirizzo, cui competerà verificare che l’Azienda Zero operi sempre in conformità alla programmazione sanitaria regionale.

Come suddetto, la “rivoluzione” si completa ridefinendo numero e competenza territoriale delle 9 Aziende Socio-Sanitarie: una per provincia più Bassanese e Veneto Orientale. Non vengono poi toccate strutture d’eccellenza quali l’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e l’Istituto Oncologico Veneto, in considerazione delle loro peculiari caratteristiche.

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Con oggi va al suo posto una pietra angolare di tutta la legislatura”, ha dichiarato, comprensibilmente gonfio d’orgoglio e speranza, il Presidente della Regione Luca Zaia: “Riformare la sanità era un forte impegno elettorale, ma anche una necessità imprescindibile, per rispondere con un’organizzazione ancora più moderna alle sfide poste dalla contrazione dei finanziamenti nazionali, dal crescere dell’aspettativa di vita dei veneti e della loro richiesta di salute, per spostare ancora di più la barra della spesa dalla burocrazia alle cure, per sostenere ancor di più finanziariamente l’innovazione tecnologica e l’investimento sulle professionalità.”

Con un Comunicato Stampa, la Regione ha snocciolato gli 8 punti salienti della Riforma Sanitaria.

”Non ci sono solo benefici di tipo economico- amministrativo nella riforma della sanità veneta approvata nella notte dal Consiglio regionale. Rilevanti sono anche le caratteristiche organizzative e le ricadute per una migliore gestione ed erogazione delle cure, sia ospedaliere che territoriali.”

– GLI OSPEDALI NON SI TOCCANO : non cambia la rete Ospedaliera che invece sarà sgravata dalle attività non sanitarie; si potrà  focalizzare maggiormente l’attenzione sui bisogni di cura dei cittadini e rendere più efficiente il sistema;
– PIU’ INTEGRAZIONE OSPEDALE-TERRITORIO : l’assistenza ospedaliera potrà essere sempre più integrata con quella territoriale grazie ad una più efficiente programmazione locale, realizzata anche attraverso la maggiore presenza sul territorio di  luoghi di cura più vicini ai cittadini come le Medicine di Gruppo Integrate, Ospedali di Comunità, Hospice e Unità Riabilitative Territoriali;
– HUB & SPOKE MODELLO VINCENTE : si rafforza il modello Hub and Spoke nel quale vengono valorizzate le eccellenze e le specificità degli ospedali nel proprio territorio di riferimento, rendendo possibile una maggiore integrazione tra le strutture;
– OGNI PATOLOGIA E’ UN CASO A SE’ : la migliore programmazione locale renderà i luoghi di cura più sicuri grazie all’identificazione di punti di riferimento per patologia;
– PIU’ DISTRETTO PIU’ TERRITORIO : si rafforza il modello veneto di assistenza distrettuale attraverso un più efficiente coordinamento dell’area di riferimento ed un presidio puntuale del territorio con l’identificazione di un responsabile per ogni bacino dell’ex ulss;
– PAROLA D’ORDINE COORDINARSI : il maggiore coordinamento degli Osservatori Regionali di supporto alle Aziende Sanitarie, che faranno riferimento al nuovo ente “Azienda Zero”, potrà garantire un servizio più efficiente;
– SICUREZZA A 360° : un’organizzazione centralizzata dell’accreditamento, del rischio clinico e dei  controlli sulle prestazioni sanitarie renderà più sicuro il sistema sanitario e garantirà prestazioni più appropriate  ed efficaci;
– RETI CLINICHE UGUALE QUALITA’ : lo sviluppo delle reti cliniche, che fungono da collegamento tra gli ospedali, facilita la multidisciplinarietà e la collaborazione tra gli operatori sanitari e la maggiore condivisione delle conoscenze, con una crescita qualitativa dell’intero sistema. 

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In definitiva, il programma di riforma ci sembra una nuova e rilevante conferma della virtuosa politica di cui gode già da tempo il nostro SSR. Basti pensare, ad esempio, che tutti i ticket in vigore nelle strutture sanitarie sono esclusivamente quelli di ordine nazionale. Ora, con la riorganizzazione di costi e risorse che promette la riforma, la Regione prevede un risparmio di 90 milioni l’anno alla voce “spese amministrative”; soldi che verranno reinvestiti in cure e tecnologie sanitarie, corroborando sempre di più l’assoluta eccellenza del Veneto in quello che è il Bene Pubblico più importante fra tutti.

Nel numero di gennaio le nostre interviste esclusive agli attori di questa riforma. [/s2If]