Negli Orti della Laguna Nord, principalmente a Sant’Erasmo, alle Vignole, Mazzorbo e Lio Picccolo, gli agricoltori stanno raccogliendo le prime castraure di carciofo violetto. Il freddo di questi giorni ha un po’ rallentato la crescita di queste primizie che si raccolgono una volta l’anno a partire da Aprile. A riprendere la raccolta è arrivata oggi in Isola una troupe di Studio Aperto che nei prossimi giorni manderà in onda un servizio sul prodotto tipico veneziano, presidio di slow food, dal 2002 protetto da un vero e proprio marchio al cui logo gli stessi veneziani dovrebbero far riferimento per non essere ingannati. “Il termine castraura l’abbiamo coniato e registrato noi del consorzio del Carciofo Violetto– spiega Carlo Finotello, presidente del Consorzio che aggiunge- è un termine dialettale per indicare il primo frutto apicale della pianta che viene tagliato per primo in modo da permettere lo sviluppo di altri, mediamente, otto carciofi laterali chiamati botoli, e 12 articiocchi”. Molti venditori per attrarre l’attenzione del consumatore e richiamando all’immagine di quel carciofo tenerissimo, definiscono castraure, carciofi diversi. “Non si tratta di fare campanilismi– puntualizza Carlo – noi produttori viviamo tutto l’anno in attesa della stagione primaverile per raccogliere i frutti di una coltura che richiede cure e lavoro costanti. Spesso accade che vengano vendute per castraure, carciofi provenienti da altre regioni, ingannando il consumatore e rovinando il mercato locale di questo ortaggio coltivato da secoli in laguna”. Per gli intenditori, il sapore dolce amaro persistente delle vere castraure di Sant’Erasmo è inconfondibile, la loro sapidità dipende dalla salinità presente nel terreno argilloso e sabbioso, ben drenato e la stagione di raccolta non è mai prima di aprile. Sono una quindicina le aziende agricole che fanno parte del Consorzio e che coltivano circa 15 ettari a carciofo seguendo scrupolosamente un disciplinare di coltivazione ben preciso, che non consente di utilizzare alcun fitosanitario e diserbante durante la crescita della pianta a garanzia di un sapore che richiama la terra salmastra. Oltre alle truffe, quest’anno i produttori temono gli andamenti del mercato condizionati dalla pandemia, “Per il secondo anno di fila i carciofi di Sant’Erasmo – spiega Michele Borgo presidente di Coldiretti Cavallino Treporti produttore di carciofi a Lio Piccolo- mancheranno di essere proposti come prelibatezze di stagione nei ristoranti veneziani, e pur essendo una produzione di nicchia, temiamo per la loro vendita in quanto il mercato è bloccato in particolare per gli agricoltori che non praticano la vendita diretta e sono sempre stati abituati a conferire il prodotto ai mercati generali. Il problema non è tanto per le castraure che sono al massimo 100 mila, quanto piuttosto per il mercato dei 2 milioni di carciofi che sicuramente verrà penalizzato dalla chiusura dei canali Horeca.” Conclude Michele Borgo.