DistributoreOKCi sono domande che tornano di continuo, a cui sembra impossibile dare una risposta. Tipo: perché il prezzo del petrolio cola a picco e quello dei carburanti, invece, no? Nel 2008 scoppia il panico con l’oro nero a quasi 150 dollari al barile e il prezzo della benzina che schizza a 1,522 euro al litro. Poi la bolla speculativa si sgonfia e la crisi ci mette del suo: in poche settimane il barile finisce sotto i 40 dollari. Un tracollo. A fine anno cala anche la benzina venduta a 1,120 euro al litro. Petrolio -100 dollari, senza piombo -4 centesimi. Ma al peggio non c’è mai fine. E allora, nel settembre 2012, per un litro di benzina si arrivano a sborsare quasi due euro, 1,870 per la precisione. Eppure il greggio è scambiato tra i 90 e i 100 dollari al barile, molto al di sotto del picco del 2008.

Veniamo ai giorni nostri: secondo la società di studi economici Nomisma, in un anno, dal primo gennaio 2014, il barile di greggio è calato del 53%, assestandosi intorno ai 47 dollari al barile. In Italia la benzina è calata da 1,723 euro al litro a 1,534, neanche due centesimi. Una riduzione ridicola, appena dell’11%.
Paradossi sconcertanti che non sempre le crisi bancarie, finanziarie o dei debiti sovrani, i conflitti nei paesi del Medio Oriente, o l’alta disoccupazione e i consumi depressi – che pur pesano – riescono a spiegare. Eppure una spiegazione c’è.

In Italia il prezzo dei carburanti è formato da due componenti: una industriale e una fiscale. Quella industriale include la materia prima, che pesa per l’80% del costo, e dal margine lordo, cioè lo stoccaggio, la distribuzione, la commercializzazione, il guadagno del gestore. Poi ci sono le tasse: l’accisa, cioè l’imposta fissa oggi a 0,72 euro al litro, e l’Iva al 22% conteggiata sia sul valore dei prodotti sia sull’accisa stessa.

A pesare, dunque, sul prezzo alla pompa – per ben il 57% – sono soprattutto le tasse. La componente industriale è del 43%. Le quotazioni del greggio e l’effetto del cambio euro – dollaro pesano solo su un piccolo segmento di prezzo pari al 34%. Paghiamo la benzina più cara d’Europa. Negli ultimi 5 anni i prezzi della raffinazione sono aumentati del 46%, quelli fiscali del 29%.

Ecco dunque svelato l’arcano: gli automobilisti sborseranno di meno solo quando lo stato intascherà di meno.

Fonte dei dati sul costo della benzina: Ministero per lo sviluppo economico
http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it/dgerm/prezzimedi.asp?prodcod=1&anno=2014