Nei giorni scorsi si è tenuto nel municipio di Pederobba un incontro tecnico voluto dall’amministrazione comunale volto a prendere atto delle cause che hanno determinato le tracimazioni del 14 giugno scorso. La partecipazione è stata estesa a Regione Veneto, Difesa Suolo, Genio Civile Regionale, Servizi Forestali Regionali, Alto Trevigiano Servizi, Consorzio Piave.
“Nelle scorse settimane si sono vissuti momenti di eccezionale intensità sotto il profilo meteorologico. Questi hanno evidenziato violentemente la fragilità del territorio e l’insufficienza delle reti specie nelle zone urbane – afferma il presidente Amedeo Gerolimetto – Il ruolo del Consorzio prevede la sola manutenzione delle reti demaniali esistenti. L’adeguamento strutturale alle esigenze dettate dai cambiamenti climatici necessita di ingenti risorse che possono trovare copertura esclusivamente su finanziamenti regionali o statali”.
Le intense precipitazioni avvenute hanno provocato ingenti danni al centro storico di Pederobba. Il centro urbano è posto alla base del Monfenera, area morfologicamente analoga a contesti montuosi ad elevata pendenza. Nelle incisioni poste lungo il versante, si riversano in caso di precipitazioni intense grandi quantità d’acqua miste a materiale trasportato in galleggiamento o solido, costituito da fango e detriti.
La piena ha attraversato le vallette ben tenute dai servizi forestali regionali, e ha raggiunto impetuosa il centro dove ad accoglierla ha trovato lunghe tubazioni del diametro da 50 a 60 centimetri, nei casi più fortunati a 80 centimetri.
Quando l’evento è intenso, basta poco materiale per ostruire l’ingresso dei tubi ed a lasciare l’acqua scorrere in strada attraversando vie, giardini ed ambiti privati, mettendo a repentaglio la sicurezza di abitazioni e strutture.
Chi ha messo il tubo? Certamente non il Consorzio, che da decenni si oppone e vieta ogni tipo di copertura di corsi d’acqua e che ha il compito di gestire gli scoli demaniali aperti. Con ogni probabilità bisogna risalire alla storia, alle scelte collegate con la progressiva urbanizzazione dell’area che pian piano han trasformato anche catastalmente le aree demaniali “acqua” (quindi un fossato destinato proprio a svolgere molto più egregiamente le funzioni di scolo) in un tubo, oggi demanio stradale, con sopra una via del paese.
Questo tipo di soluzioni, prima di essere attuate, dovrebbero comunque essere autorizzate dall’autorità idraulica. In assenza di qualsiasi autorizzazione esse devono essere rimosse da chi le ha poste in opera, che pertanto rimane responsabile dei danni conseguenti all’insufficienza idraulica, fintanto che non restituisce il fossato al suo precedente assetto.
Lo stesso comune nel proprio Piano Comunale delle Acque identifica le strutture che hanno determinato il dissesto come opere di fognatura bianca o addirittura mista, quindi inequivocabilmente funzionali all’area urbana.
Pur essendo il luogo in cui è avvenuta la tracimazione esterno al perimetro del proprio comprensorio, nel corso dell’incontro il Consorzio ha rinnovato la sua disponibilità a collaborare con le altre amministrazioni per identificare una soluzione, come già fatto nel passato proprio a Pederobba in località Vienna, ma solo a condizione che si riconosca che quanto ha provocato gli eventi non dipende da scelte o competenze del Consorzio, ma da una antica abitudine di costruire trascurando gli aspetti idraulici salvo poi addossare le responsabilità del loro mancato funzionamento ad altri.