Gli effetti del rallentamento dell’economia globale sono ormai nettamente percepibili negli indicatori tendenziali di produzione e di fatturato delle imprese manifatturiere del territorio. Il ciclo economico evidenzia una fase di marcato indebolimento soprattutto nell’area euro, ed in Germania in particolare, principale partner commerciale dell’Italia.

L’indagine sulle imprese manifatturiere dell’Eurozona del mese di luglio, condotta da IHS Markit, certifica il calo delle attività per il sesto mese consecutivo, con la Germania che ha registrato il più forte peggioramento delle condizioni operative in sette anni. L’Italia, pur registrando un lieve rimbalzo rispetto al mese di giugno, per effetto del ciclo delle scorte, rimane comunque imprigionata in un trend di crescita zero, ai margini della recessione.

Più esposti al rallentamento sono i settori che operano nei beni intermedi e nei beni strumentali: pesa su loro l’incertezza politica a livello globale, le continue minacce di guerre tariffarie, nonché ulteriori fattori di rischio come il non ancora definito scenario Brexit. Tutti aspetti che non favoriscono la propensione agli investimenti. Ai quali si aggiungono anche, con specifico riferimento all’Italia, i non chiari indirizzi di governo in tema di politiche industriali e infrastrutturali.

I dati UCIMU (Unione Costruttori Italiani Macchine Utensili), riportati sui principali quotidiani a fine luglio, forniscono un interessante riscontro allo scenario appena descritto: nel secondo trimestre 2019 gli ordini di macchinari è calato del 31,4% rispetto all’anno precedente. Importante la frenata degli ordini esteri (-28,5%), a comprova dei danni che sta facendo il “neo-protezionismo” globale; ma ancora più intensa risulta la frenata degli ordinativi dal mercato interno (-43%), segno evidente di un attendismo degli operatori rispetto alla ridefinizione delle misure per la competitività.

Chiari i riflessi di questo rallentamento negli andamenti tendenziali della produzione del manifatturiero trevigiano e bellunese. Che restano in positivo, ma attorno al +1% (un ritmo dimezzato già con riferimento a quanto rilevato a fine 2018). Diventa piatta anche la dinamica del fatturato estero: +0,9% la crescita su base annua per Treviso, entra in territorio negativo (-1,3%) per Belluno. Da evidenziare infine l’indebolimento della raccolta ordini (al netto delle situazioni di stagionalità), soprattutto dai mercati esteri (mentre il rimbalzo congiunturale degli ordini interni trova spiegazione nel ciclo delle scorte di cui sopra).

“Come ho già avuto modo di precisare, commentando i dati regionali, pesa sull’economia, in questa fase, una serie di incertezze di ordine politico – sottolinea il Presidente della Camera di Commercio di Treviso – Belluno|Dolomiti Mario PozzaA livello globale stiamo tutti pagando questa fase di neo-protezionismo. Ci rimette in particolare l’area euro, e in particolare Germania e Italia, Paesi fortemente esportatori e legati da forti interdipendenze commerciali e di filiera. In aggiunta – precisa Pozza – noi in Italia ci mettiamo anche le nostre divisioni. Non solo manca chiarezza nelle politiche industriali e infrastrutturali. Manca in generale un radicale cambiamento di rotta nelle priorità, da politiche redistributive pensate per andare all’incasso elettorale, a politiche che possono sostenere concretamente e nel lungo termine, la crescita di questo Paese. Di questo hanno bisogno le nostre imprese – conclude il Presidente Pozza – anche in vista degli importanti appuntamenti internazionali che ci stanno aspettando e che vedono le istituzioni del territorio coese in una collaborazione fattiva e di sostegno con bandi che permettono di riqualificare le proprie strutture e la digitalizzazione e l’investimento nelle risorse umane, ricordo il bando camerale per il placement di neo laureati. Il 28 Ottobre a Treviso, il sistema camerale crea un’occasione unica con la Convention Mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’estero dove le nostre aziende potranno incontrare i rappresentanti di tutti i continenti per individuare nuove occasioni di business nei paesi d’interesse. Invito tutti a partecipare”.

L’analisi di dettaglio degli indicatori per il manifatturiero trevigiano

Nel secondo trimestre 2019 la produzione manifatturiera delle imprese trevigiane con 10 addetti e più cresce, su base tendenziale annua, del +1,2%, ma ad un ritmo dimezzato rispetto ai due trimestri precedenti, quando la variazione era del +2,4% nel primo trimestre e del 2,7% nel quarto 2018. Contribuisce al segno positivo l’andamento delle imprese con meno di 50 addetti (+3,4%), mentre è in lieve diminuzione per quelle con 50 addetti e oltre (-0,3%). L’analisi della distribuzione dei giudizi evidenzia una polarizzazione delle risposte fra chi si è espresso per un aumento della produzione (49,7%) e chi per una sua diminuzione (35%). Si mantiene sui livelli dello scorso trimestre il grado di utilizzo degli impianti (da 73,1% a 73,3%): che però diventa una media di Trilussa, nel quadro della polarizzazione di cui sopra.

In decelerazione anche la crescita tendenziale del fatturato totale ed estero (+1,9% il primo, +0,9% quello estero): nella seconda metà del 2018 il loro tasso di crescita tendenziale superava rispettivamente il +3 e il +3,5%.

Al netto del rimbalzo congiunturale, resta piatta la crescita su base annua degli ordini dal mercato interno (+0,9%). Un po’ più vivace la raccolta ordini dal mercato estero (+2,9%), ma anche qui la velocità è pressoché dimezzata rispetto a quanto rilevato a fine 2018 (+4,4%).

Peggiorano le previsioni degli imprenditori trevigiani per il terzo trimestre 2019: oltre alla consueta componente stagionale pesa nelle risposte l’incertezza dei mercati esteri e la stagnazione dell’economia italiana.

Per tutti gli indicatori monitorati prevale la quota di coloro che prevedono una diminuzione di produzione, fatturato, ordini interni ed esteri, rispetto a chi propende per un aumento. Il saldo, fra ottimisti e pessimisti, si porta di conseguenza in negativo, con un significativo peggioramento rispetto ai giudizi espressi giusto un anno fa. Per la produzione il saldo passa da -2 punti percentuali del secondo trimestre 2018 a -12,3 p.p. del secondo 2019, il fatturato da +4,1 p.p. a -8,6 p.p., i nuovi ordini interni da -1,6 p.p. a -12,1 p.p. e quelli esteri da +4 p.p. a -6,6 p.p. Scende anche la quota di imprenditori che esprimono un giudizio di stabilità per il terzo trimestre 2019.

L’analisi di dettaglio degli indicatori per il manifatturiero bellunese

In provincia di Belluno la produzione industriale del secondo trimestre 2019 scende al +0,8% su base annua, in decelerazione rispetto ai sei mesi precedenti e senza sostanziali differenze fra imprese sopra e sotto i 50 addetti.

Il fatturato totale scende a -1,9% su base annua, registrando il primo valore negativo dal secondo trimestre 2014. Pesa sul risultato la performance negativa delle imprese medio-grandi (-2,6%).

In negativo, rispetto all’anno precedente, anche il fatturato estero (-1,3%), anche per questo indicatore influisce in particolare il risultato delle imprese con 50 addetti e oltre (-1,5%).

La raccolta sui nuovi ordinativi risulta invece positiva sia sul fronte del mercato interno che estero (rispettivamente +4,4% e +2,5% su base annua). Differente è però l’andamento delle due componenti: positiva e stabile nella prima metà d’anno per gli ordini interni, positiva ma in decelerazione per gli ordinativi esteri.

Le previsioni degli imprenditori bellunesi per il terzo trimestre 2019 vedono per produzione e fatturato una prevalenza di giudizi negativi. Sugli ordinativi interni ed esteri accade invece che i giudizi di crescita o di contrazione si compensino fra loro. Resta per fortuna rilevante la quota di imprenditori orientati per la stazionarietà: su questo scenario converge la maggioranza degli intervistati.