“I bianchi siedono dietro, i negri davanti”. No, non è l’estratto del film “Mississippi Burning” né un passaggio di un libro di storia di apartheid sudafricano. E’ l’orribile frase pronunciata un paio di giorni fa da due studentesse di una scuola media della provincia trevigiana nei confronti di un altro studente la cui unica, singolare colpa è quella di essere figlio di una trevigiana e di un senegalese. Un episodio sconcertante che ha scatenato la reazione sdegnata della comunità, dalla scuola alla politica locale, passando per le famiglie.
La ricostruzione dei fatti è scioccante. Come tutte le mattine uno scuolabus passa per le vie del paese per prelevare bambini e ragazzi. Ad una fermata sale lo studente protagonista dell’episodio che, ricevuto l’invito dell’autista a lasciar liberi i posti delle prime file per i bimbi delle elementari, si dirige verso la parte posteriore del veicolo. Ma qui incontra l’ostruzionismo di una ragazzina: quei sedili sono ambiti, forse perché ritenuti più comodi o perché rappresentano nel piccolo mondo degli studenti medi una sorta di riconoscimento sociale. Ed ecco la frase orribile, sprezzante. Lo studente resta interdetto, alla fermata successiva sale un’altra giovane e con l’amica iniziano a bullizzare il malcapitato, schiaffeggiandolo, spingendolo verso lo sportello ed obbligandolo ad inginocchiarsi. All’arrivo a scuola, il giovane è in stato di shock ed esplode in un pianto davanti agli insegnanti, raccontando l’episodio.
La reazione è immediata. Mentre sindaco, preside e corpo docenti decidono di convocare le due ragazze e rispettivi genitori, il giorno seguente il comandante dei vigili urbani prende posto nello scuolabus osservando il silenzioso imbarazzo di tutti i bambini ed i ragazzi presenti. Ieri sera l’incontro con le responsabili del gesto e le famiglie ha dato un esito inaspettato: le due studentesse, specificando comunque di volersi scusare per quanto accaduto, hanno affermato di aver studiato di recente la storia di Rosa Parks (la donna afroamericana che scatenò la rivolta sociale negli Usa post bellici rifiutandosi di cedere il posto ad un bianco su un bus) e che l’episodio si è risolto in un grosso equivoco. La madre della vittima ha deciso di non sporgere denuncia, riaffermando la propria fiducia nella comunità e nelle istituzioni che hanno prontamente reagito, ma augurandosi che simili fatti non si ripetano e che le giovani possano guardare ora il mondo con occhi differenti.