Non c’è che dire: l’olio di palma è un prodotto che in forma indiretta continua a finire sulla nostra tavola. I biscotti e le merendine ne sono pieni, come anche le farciture dei dolci confezionati, le creme spalmabili, i cibi pronti e persino i prodotti per l’infanzia. Molto si è dibattuto sulle sue pessime qualità: cancerogeno, causa del diabete, rovina del sistema cardiocircolatorio, provocatore di danni ambientali nella sua coltivazione. Ma dando un’occhiata al dibattito scientifico sull’argomento si nota come molti aspetti andrebbero quanto meno stemperati.
L’olio di palma è usato spesso come alternativa al burro, poiché contiene quasi la stessa percentuale di grassi saturi pur essendo di origine vegetale. Il costo risulta inferiore e aumenta la conservabilità. Lo si usa moltissimo da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inasprito le norme su prodotti come la margarina, ben più nocivi.
Sostituendo l’olio di palma alla margarina si è optato per una soluzione più salutare. Sul fatto che faccia male o meno la risposta più giudiziosa è: “è dannoso se consumato senza moderazione. Come tutto”. La Fao e gli altri organismi di controllo sull’alimentazione non hanno mai espresso un giudizio lapidario e sfavorevole sul prodotto, una assunzione accettabile è pari al 10% delle calorie richieste in una giornata.
Sulle accuse di cancerogenicità non si trova, poi, alcun tipo di riscontro autorevole, nessun articolo scientifico e nessun esperto che abbiano fatto menzioni a riguardo. Di certo è risaputo che l’obesità può venire facilmente accostata ad alcuni tipi di cancro e che la causa dell’obesità può essere nell’eccessiva assunzione di grassi saturi. Il problema, però, non sta certo nell’olio di palma, ma in tutti i fattori che insieme portano a questa patologia.
Anche sul fatto che l’olio di palma sia una delle cause del diabete bisogna andarci cauti. Una sperimentazione ha mostrato che il palmitato (uno dei suoi componenti) può danneggiare le cellule del pancreas ma è tutto qui ed è davvero poco per allarmarsi.
Serio e innegabile, invece, il discorso riguardo all’ambiente. La coltivazione della palma da olio nel Sud Est Asiatico è un grosso pericolo per la biodiversità, la deforestazione, l’aumento dei gas serra e lo sfruttamento della popolazione locale. Ma non in modo diverso rispetto alle piantagioni di caffè, di cacao, di barbabietole e di tante altre.
In definitiva, è più che giusto porre sotto la lente d’ingrandimento pregi, difetti, rischi e virtù di un prodotto. Basta però essere ben informati ed obiettivi e non fare di tutta l’erba un fascio.
Marco Mattiazzo