“Il combinato disposto delle due normative europee, la prima in cui si prevede un aumento delle aree di tutela marina entro il 2030 fino a raggiungere il 30 per cento della superficie, e la seconda che prevede per queste aree il divieto di pesca a strascico ha un effetto a dir poco pesante per la nostra pesca. Sono misure non giustificate date le caratteristiche specifiche del nostro mare, caratterizzato da coste basse e fondali sabbiosi dove dunque non ci sono emergenze ambientali. Come al solito l’Europa fa le norme senza distinzioni, per questo oggi sono al fianco dei nostri pescatori chiedendo con forza alla UE di riconoscere la specificità delle nostre coste”.
Così interviene l’assessore regionale alla Pesca Cristiano Corazzari che oggi a Chioggia si è unito alla protesta delle marinerie venete e nazionali contro le nuove normative proposte dall’Unione Europea.
“Lo scorso luglio – aggiunge Corazzari -abbiamo organizzato gli Stati Generali della Pesca, come Distretto della Pesca del Nord Adriatico che comprende le Regioni Veneto, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna, in accordo con le categorie, abbiamo elaborato piani gestionali della pesca presentandoli a Unione Europea e Governo, piani che tengono conto delle specificità del nostro territorio, e su questi piani ci aspettiamo una risposta dalla UE”.
“Le nuove norme europee in Veneto, dove al largo oltre le tre miglia si pratica la pesca a strascico, avrebbero un impatto pesantissimo, con gravi ripercussioni sulla pesca locale della vongola di mare – conclude l’assessore – Sono a rischio i 205 motopescherecci che praticano la pesca a strascico, cui si sommano le 163 draghe idrauliche per la pesca dei molluschi si arriva a oltre 360. Considerato poi che ogni peschereccio conta tre o quattro persone di equipaggio si prospetta un pesante impatto sull’occupazione”.