Il Consiglio di Stato ha messo la parola fine all’arrivo di quasi mezzo milione di metri cubi di amianto alla discarica di Castagnole di Paese. Il giudici hanno accolto l’Appello della Regione del Veneto contro la sentenza del Tar, che aveva annullato il piano rifiuti regionale, con cui era stato detto no al progetto di un importante gruppo locale che opera nel settore delle cave e discariche.

I giudici hanno detto no. La Regione nonostante il regime di “prorogatio”, in attesa delle elezioni, aveva tutto il diritto di approvare il piano rifiuti con cui si è chiusa di fatto alla possibilità di aprire discariche di amianto a Paese, per un semplice motivo: quel piano era espressamente richiesto dall’Unione Europea. Unico punto a favore del gruppo cavatore, il fatto che il Consiglio di Stato ha confermato come ai Comuni non possa essere attribuito un potere di veto sull’apertura delle discariche, come invece scritto sul piano regionale.

Il progetto prevedeva il conferimento nella discarica tra Porcellengo e Castagnole, di 460 mila metri cubi di amianto, trasportati da circa 45 mila camion che avrebbero circolato per dieci anni sulle strade del territorio comunale di Paese. Un affare da qualcosa come 3 milioni e 300 mila euro che, in caso di assenso, avrebbe iniziato a conferire l’amianto nel 2018, per proseguire per una decina d’anni. Ma immediatamente si è formato un asse tra partiti, amministrazione e cittadini che si è schierato contro la discarica di amianto.