Grande attesa per il vertice sul futuro della Pedemontana Veneta che oggi, dopo tanti rumors e polemiche a distanza, riunirà intorno a un tavolo tutti i soggetti coinvolti a vario titolo: il commissario delegato Silvano Vernizzi, la Regione, il consorzio Sis guidato dal Gruppo Dogliani che è concessionario dell’opera, il ministero delle Infrastrutture, i rappresentanti della Cassa Depositi e Prestiti e della Bei. Convocato in un primo tempo a Mestre, l’incontro odierno si svolgerà invece a Roma.

Passo avanti
Un «Passante Alto» senza il quale il Veneto non avrebbe potuto agganciare lo sviluppo economico. Così nel 1963 Innocenzo Gasparini, docente di politica economica e rettore della Bocconi, definiva il tracciato della Pedemontana Veneta, infrastruttura inserita nel Piano di sviluppo 1966-70, antesignano della programmazione regionale. Mezzo secolo dopo, possiamo dire che il Veneto è riuscito comunque a diventare una delle grandi fabbriche d’Europa, ma a prezzi elevatissimi per imprese e istituzioni. Proprio il costo di questa infrastruttura è al centro dell’infuocato scontro in atto tra il governo nazionale, preoccupato per i costi occulti dell’opera, e la Regione Veneto, allarmata per il possibile blocco dei cantieri se non si trova una soluzione adeguata. Il nodo riguarda i flussi di traffico attesi, che legano la remunerazione del concessionario e dunque la sostenibilità dell’infrastruttura in corso di realizzazione tra Montecchio Maggiore, nel Vicentino, e Spresiano, nel Trevigiano. Secondo la Regione i flussi di traffico destinati ad usare la Spv variano da un minimo di 29 mila veicoli equivalenti di inizio esercizio a un massimo di 51 mila a fine esercizio, nel 2039.

Gli studi
Cassa Depositi e prestiti e Bei, la banca europea degli investimenti, hanno commissionato uno studio indipendente che mostra come in questa parte del Veneto i flussi di traffico sono stimabili «inferiori» del 40 per cento rispetto alle previsioni. L’asse destinato a perdere traffico è l’autostrada A4 Brescia-Padova, che potrebbe subire (fonte: Jp Morgan) un «dirottamento di traffico» sulla futura Spv nell’ordine del 15 per cento circa. Ma quanti «veicoli equivalenti» (un indice che misura il carico di veicoli leggeri e mezzi pesanti per ogni giorno) corrono in Veneto in strade e autostrade. Il calcolo è scientifico solo nel caso delle autostrade a pedaggio, mentre si basa su stime per quanto riguarda gli assi regionali e provinciali.

Pro e contro
Partiamo dal basso: la Strada Regionale 348 Feltrina, che collega Treviso a Feltre in direzione nord, porta poco più di 12 mila veicoli equivalenti al giorno, un’inezia. Di poco superiore la rilevazione 2015 (a cura di Veneto Strade) della Strada Regionale 10 Padana Inferiore, che collega Legnago a Monselice: poco più di diciassette veicoli al giorno. La Regionale 53 Postumia che collega, tra un florilegio di imprecazioni di automobilisti e camionisti, proprio Vicenza a Treviso porta 18 mila veicoli al giorno. La Regionale 11 Padana Superiore, che collega Verona a Mestre e corre praticamente parallela all’A4, registra 17 mila veicoli al giorno. E le autostrade a pedaggio? La più trafficata è la Brescia Padova con i suoi 86 mila veicoli al giorno, seguita dalla A57 tangenziale di Mestre che ne registra 73 mila. La terza autostrada più trafficata è la A13 Bologna-Padova, che sfiora i 40 mila veicoli al giorno. Tutte di molto inferiori le altre autostrade: la Venezia-Trieste di Autovie ha un transito medio giornaliero di poco meno di trentamila veicoli; la Mestre-Belluno di meno di 23mila, la A31 Valdastico, interrotta a Recoaro, porta 14 mila veicoli; la Udine Tarvisio, A23, quasi undicimila veicoli. Numeri relativamente distanti dalle stime, certamente ottimistiche, della Spv. I cui calcoli tengono conto di un territorio che è stato, prima di Marghera, la culla dell’impresa italiana. Centri come Conegliano, Montebelluna, Bassano del Grappa, Thiene, Schio, Valdagno, Arzignano godrebbero di un collegamento autostradale, una sorta di «tangenziale» della Pedemontana produttiva del Veneto. Per questo gli imprenditori ci tengono tanto.

Gian Nicola Pittalis

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