Riceviamo e pubblichiamo:
La Struttura di progetto della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), in relazione al comunicato n. 1 diffuso oggi dal Covepa, puntualizza quanto segue:
Non è chiaro con quale senso logico il Covepa, nel suo comunicato odierno, si riferisca (definendoli “pellegrini”) a una serie di soggetti nelle cui mani saremmo tutti noi. Ad ogni buon conto, quando si parla di procedimenti così complessi e plurimi come quelli che interessano il territorio di Montecchio Maggiore, bisogna essere in grado di analizzare tutti i dati e i documenti e riuscire a farne una sintesi coerente con i fatti accaduti. Si consiglia chi vuole cimentarsi in tale impresa di cominciare a verificare e studiare nel dettaglio.
Sono infatti troppe le imprecisioni e le commistioni di notizie diramate. Ad esempio nel 2013, diversamente da quanto affermato dal Covepa, il problema dell’interconnessione di più infrastrutture autostradali e ferroviarie sul territorio di Montecchio Maggiore non esisteva proprio poiché i lavori del casello erano in fase di realizzazione.
L’intoppo, come già scritto ieri, arriva nel 2014, a seguito dell’approvazione del decreto 133 che induce il MIT a chiedere l’interruzione dei lavori per le motivazioni già descritte. All’epoca non era ancora dato sapere dell’accavallarsi degli eventi susseguitisi.
Il commissario non poteva quindi essere così preveggente, tale qualità non era ricompresa nei poteri conferitigli. Inoltre, la Regione ha preso in mano la procedura di Pedemontana solamente dal primo gennaio 2017, e subito si è mossa, proprio perché già a tale data ha cominciato a preoccuparsi e a proporre soluzioni. Ancora: non è certamente l’ANAC che ha imposto la realizzazione dell’Alta Velocità in contemporanea con il nuovo casello, come di nuovo riportato dal comunicato di Covepa, bensì il CIPE. Non si tratta di imprecisioni, ma di errori madornali di lettura degli eventi che stravolgono pericolosamente la realtà.