Il presidente di Kirikù Mauro Gazzola: “studiano per realizzarsi e sono guidati da emozioni positive, ma sentono il bisogno di adulti che sappiano riconoscere le loro capacità e attitudini”

È stata presentata nei giorni scorsi in biblioteca a Castelfranco l’indagine sui bisogni e i comportamenti dei preadolescenti del territorio, commissionata dal Comune alla Cooperativa Kirikù di Montebelluna – in collaborazione con lo spin off dell’Università di Padova, SHERPA –, molto attiva sul territorio castellano e di tutta la Marca. La ricerca, condotta tra febbraio e maggio di quest’anno, ha visto più di 300 risposte al questionario sottoposto a ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 16 anni iscritti nei due comprensori del Comune di Castelfranco e 19 interviste a “community holder” in stretto contatto con il mondo dei preadolescenti. Tra i temi privilegiati la relazionalità con i pari, il rapporto con la tecnologia e il coinvolgimento nella comunità.

Scopo dell’indagine è stato rilevare i fabbisogni territoriali dei preadolescenti residenti per la progettazione di politiche giovanili per il comune di Castelfranco Veneto, sulla scia dell’ampia partecipazione dei giovani castellani alla scorsa edizione del progetto “Ci sto? Affare fatica!”, che li ha visti attivi in opere di tutela dei beni pubblici e che tornerà anche in queste settimane. L’indagine realizzata tra febbraio e maggio 2024 dalla Cooperativa Kirikù si è svolta in stretta collaborazione con SHERPA, spin off dell’Università degli Studi di Padova, che offre servizi di coprogettazione partecipata a supporto della Pubblica Amministrazione, del Terzo settore e della Piccola e Media Impresa. Due gli strumenti di ricerca individuati allo scopo: da un lato un’intervista semi-strutturata rivolta a “community holder”, ovvero soggetti di associazioni, realtà locali ed enti pubblici in stretto contatto con il mondo dei preadolescenti (ad esempio bibliotecari, capi scout, animatori, docenti, allenatori, parroci…), che avevano un’età media 41 anni; dall’altra dei questionari sottoposti ai giovani iscritti nei due comprensori del Comune di Castelfranco (Istituto Comprensivo 1, con gli Istituti “Grigione” e “Treville” e l’Istituto Comprensivo 2, con gli Istituti “San Floriano” e “Sarto”), al quale hanno risposto in 304 (il 21% degli interpellati, di cui un 60% di femmine e un 40% di maschi).

Sette gli ambiti di ricerca per entrambi gli strumenti: pandemia e didattica a distanza, tecnologia e digitale, solitudine e socialità, conflittualità, futuro, bisogni e risposte della comunità (solo nell’intervista semi-strutturata), infine coinvolgimento nella vita pubblica. Sul primo punto – il periodo pandemico – le risposte sono state univoche: la didattica a distanza ha avuto un impatto negativo o è comunque stata genesi di emozioni negative, ricollegabili anche alla scarsa socialità e alla difficoltà di gestire i propri stati emotivi. Oggi invece i rispondenti al questionario hanno manifestato per l’82% almeno un’emozione positiva. La tecnologia e il digitale, temi importanti anche durante la pandemia, sono riconosciuti dai ragazzi e ragazze come pervasivi (il 59% di chi ha risposto al questionario ha dichiarato di dedicarci 1-2 ore al giorno, il 33% da 3 a 5 ore) ma con potenziale positivo. Nonostante la presenza online, sulla questione socialità è emerso che solo una minima parte degli adolescenti passa del tempo da solo, prevalentemente per i compiti, lo sport e altre attività analoghe; un campanello d’allarme sorge sul tema dell’alcool e delle sigarette, considerati ancora come mezzo di socialità e in parte non riconosciuti come dipendenze. Inoltre dalle interviste emerge una scarsa fiducia nei confronti della figura adulta. La conflittualità si lega tuttavia in minima parte agli adulti: il 75% dei ragazzi che hanno risposto al questionario la lega ai coetanei, e dalle interviste si segnala che spesso emerge prima nel digitale per poi sfociare nel reale, ma una larga parte intravvede la soluzione proprio nelle dinamiche di gruppo, per cui auspica una trattazione e condivisione più ampie di queste situazioni. In generale i giovani non pensano molto al loro futuro e si concentrano di più sul presente, ma quando lo fanno il 70% dei questionari riporta che aspirano al benessere economico tramite il lavoro e che per il raggiungimento dei propri obiettivi prevalgono i fattori individuali come lo studio (79%). Infine sulla questione del coinvolgimento nella comunità si segnalano scarsa collaborazione tra realtà e la necessità di formare operatori e genitori e la richiesta da parte dei giovani di essere educati a loro volta su temi come affettività e sessualità. C’è inoltre da parte loro voglia di restituire e quindi offrire aiuto al prossimo: in particolare, l’ambito sportivo è il più attrattivo (69% attivi e 67% interesse), quello della legalità ha il minor numero di persone coinvolte (2%) ma stimola l’interesse di molti (21,4%), e in generale le tematiche che interessano di più sono sport, arte, cultura e ambiente.

“Questa indagine ci è stata molto utile per poterci confrontare tra operatori nel settore e individuare nuovi ambiti di intervento e per cercare insieme delle soluzioni alle fragilità e ai bisogni segnalati, ma anche metodi e strumenti per incoraggiare quanto di positivo è emerso da questi giovani” spiega Mauro Gazzola, presidente della Cooperativa Kirikù. “La ricerca mette in particolare evidenza che in generale i ragazzi e le ragazze coinvolti studiano per realizzarsi e sono guidati da emozioni positive, ma sentono il bisogno di adulti che sappiano riconoscere le loro capacità e attitudini. Cercano in noi adulti un confronto e una guida e noi dobbiamo imparare ad essere davvero all’altezza di questa richiesta per aiutarli a realizzarsi come cittadini e individui”.