E’ morto la notte scorsa all’ospedale di Conegliano, dove era ricoverato da alcuni giorni, Renato Longo, leggenda del ciclocross mondiale. Era nato a Vittorio veneto dove era tornato ad abitare alcuni decenni fa. E’ stato un mito del ciclismo e del ciclocross in particolare oltre ad essere stradista. Per cinque volte Campione del mondo di ciclocross e dodici volte campione nazionale. La passione verso il ciclocross lo ha portato ad ottenere traguardi prestigiosi. Tantissimi i successi, vinse appunto per ben cinque volte il Campionato del mondo di ciclocross negli anni 1959, 1962, 1964, 1965, 1967 e per dodici volte Campione d’Italia di ciclocross negli anni 1959, 1960, 1962 e dal 1964 al 1972.
Ottenne inoltre due vittorie in gare su strada, entrambe nel 1960, la prima tappa del Giro del Portogallo e il Trofeo UVI-Gp Fivizzano. E un palmares infinito. Lo ricorda così, nel suo libro dedicato a Renato Longo, Ido Da Ros: “Trascorre l’infanzia giocando e correndo tra boschi e vigneti, temprando il fisico ed irrobustendo le lunghe gambe, non trascurando la scuola e lo studio. Da subito coltiva la passione per il ciclismo, non lasciandosi sfuggire nessuna gara del circondario vittoriese. A 14 anni si trasferisce a Milano per il suo primo lavoro come garzone di fornaio.
Di notte il forno ed all’alba a consegnare il pane, spostandosi con la bicicletta ai vari indirizzi ed andando di corsa su e giù per le scale degli alti palazzi. Il forno si trovava al pian terreno del condominio dove abitava e ne era proprietario Tano Belloni , il vincitore del Giro d’Italia del 1920 , di tre giri di Lombardia e di due Milano -San Remo. Vedendolo ogni mattina alla consegna del pane e sapendo della sua passione per le due ruote, gli regalava i biglietti per assistere alle riunioni al Vigorelli , tempio del ciclismo su pista. A breve in quel tempio, per un’ora la settimana, con la bici affittata, Renato si sarebbe cimentato alla maniera del grande Fausto Coppi , che proprio lì vedeva correre in qualche occasione.
A 18 anni acquista la prima vera bicicletta da corsa, una Legnano di seconda mano. Conosce il ciclista professionista Amerigo Severini, terzo ai mondiali di ciclocross, che, notate le doti di Renato durante gli allenamenti fatti assieme, lo invita ad iscriversi alla sua società ”Augustea “. Renato ci pensa ed accetta. Si iscrive così alla sua prima società di ciclismo.
Partecipa nel 1957, ventenne, al suo primo Campionato Italiano, a Besate (MI) classificandosi settimo. Nel 1958, a Cesano Boscone (MI) arriva secondo, davanti al maestro Severini, giunto quarto. Di lì a breve corre il suo primo Campionato del Mondo a Limoges (Francia), ottenendo il quarto posto.
Nello stesso anno passa al Gruppo Sportivo Giambellino e vince il suo primo titolo di Campione Italiano, nel mezzofondo dilettanti “dietro motori”, il 28 luglio, al Vigorelli, infliggendo due giri di distacco allo specialista Domenico De Lillo. Poco dopo va ai Campionati del Mondo di Lipsia, ottenendo il 5° posto nella specialità.
Il 31 gennaio 1959 vince il suo primo titolo di Campione Italiano di Ciclocross a Cavaria (VA). Si presenta al Campionato del Mondo di Ginevra (Svizzera), il 14 febbraio 1959, in perfetta forma fisica : 42 pulsazioni cardiache, 177 cm. di altezza, 65 Kg. di peso, punto di forza la corsa a piedi.. Vince davanti al tedesco Wolfshol, a Severini ed al campione francese Dufraisse Per Renato un record forse unico: indossare contemporaneamente la maglia di campione nazionale di mezzofondo dilettanti, di campione nazionale e di campione mondiale di ciclocross.
Nell’autunno del ’59 abbandona il lavoro per diventare professionista. Approda nella grande squadra dell’ Ignis che conta tra le sue fila campioni come Pambianco, Nencini, Baldini, Maspes.. Nel 1960 a Milano si riconferma Campione Italiano per la 2° volta, ma è sfortunato alla prova iridata di Tolosa (Spagna), dove, per una caduta, si classifica settimo. Nel 1961 al Campionato Italiano di Imola arriva secondo dietro a Severini, che da esperto entra per primo all’ingresso della pista in terra battuta mantenendo la prima posizione fino all’arrivo. Arriva secondo anche ai mondiali di Hannover (Germania), dietro il campione di casa Wolfshohl, favorito da un percorso quasi completamente pedalabile.
Nel 1962 passa alla società Europhon, dopo due stagioni non fortunate con la Ignis. Vince subito il Campionato Italiano a Solbiate Olona (VA). Dopo due settimane affronta la prova iridata in Lussemburgo, a casa di Charly Gaul , “l’angelo della montagna”, vincitore del Giro di Francia nel ’58, davanti a Vito Favero, e del Giro d’Italia nel ’56 e ’59. Classifica finale : Longo 1° e Gaul 5° a quattro minuti.
Sul podio, a fianco del Granduca Jean di Lussemburgo, mentre suona l’inno di Mameli, al campione luccicano gli occhi nell’incontrare quelli dei lavoratori italiani e leggendo su ognuno di loro la stessa sorte vissuta dal padre, minatore in Francia. Nel 1963 al Campionato di Giussano (MI), rovinosa caduta durante la ricognizione del percorso di gara, procurandosi l’infrazione della scapola destra. Vi partecipa contro il volere dei medici. Cadde altre quattro volte, rialzandosi e riprendendo, con coraggio e tenacia straordinari, l’inseguimento dell’ amico avversario Severini che si aggiudica il suo terzo titolo italiano davanti proprio a Longo. Di lì a poco, ai mondiali di Calais (Francia), per il percorso facile e pedalabile con unico ostacolo cento metri di sabbia di mare, si classifica secondo dietro Wolfshohl al suo terzo titolo iridato. Solitamente la gara di ciclocross dovrebbe comprendere, opportunamente distribuiti , tratti asfaltati o erbosi o sterrati pedalabili, tratti da percorrere a piedi, sia in pianura che collinari, con ostacoli artificiali o naturali, con superamento di fossati, argini, tronchi, gradini. Ma a volte ci si dimentica.
Nel 1964 passa alla Salvarani . Vince con questa maglia 8 titoli italiani, dal ’64 al ’71. Partecipa a 9 campionati del mondo, vincendone tre : Overboelare (Olanda) nel ‘64, Cavaria (Italia) nel ’65, Zurigo (Svizzera) nel ’67.
A Zurigo la vittoria più grande. Per la prima volta si disputa il campionato mondiale a categorie separate: professionisti e dilettanti.. Longo ha 30 anni e lo si ritiene “ anziano “ per la disciplina,. quindi fuori dalla rosa dei favoriti. La notte prima cominciò a piovere a dirotto ed il percorso diventò fangoso. Era ciò che Longo desiderava, ma nonostante questo nessuno era propenso a concedere possibilità di successo al “vecchio“ campione. Su quel fango Longo sembrava sospinto dal vento . Al quinto giro l’italiano cominciò a doppiare un concorrente dietro l’altro. Alla fine , solo cinque dei trenta corridori partiti non si videro superare da quella furia umana. I distacchi furono abissali : quasi 4 minuti a Wolfshohl , più di nove al terzo e quarto, quasi 12 minuti a quel De Vlaeminck che successivamente vincerà 7 campionati mondiali.
Longo aveva compiuto una delle più grandi imprese che la storia dello sport, non solo del ciclocross, ricordi.. L’inviato della Gazzetta scriveva “strepitoso, irresistibile ed inarrestabile sembrano insufficienti a sottolineare l’inattesa e clamorosa impresa del nostro campione “. Fu la vittoria che lo consacrò definitivamente : “ il campionissimo del ciclocross “.
Ultimo campionato del mondo a Praga (Cecoslovacchia) nel ’72, all’età di 34 anni. Tredicesimo. Ultimo campionato italiano nel 1972 a Velletri (Roma). Lo vince e porta a dodici i titoli italiani nel ciclocross. Vi partecipa con la società Unione Ciclistica Vittorio Veneto, la cui maglia porta i colori della sua città. Ultimissima gara della sua carriera l’Internazionale di Casalpusterlengo (MI), alla quale avevano dato l’adesione tutti i migliori ciclocrossisti del mondo. La vince come si addice ai grandi.
Nella sua splendida carriera, Renato Longo ha vinto 233 corse su 388 disputate. Ha conquistato 5 maglia iridate, 12 maglie di campione d’Italia di ciclocross e una di campione d’Italia di mezzofondo dilettanti. Si è aggiudicato 4 Trofei Martini a Parigi, 6 Trofei Garinei, 10 Gran Premi dell’Epifania a Solbiate Olona.
L’amico, telecronista Rai, Adriano De Zan diceva di Longo : “Il più grande ciclopratista che l’Italia abbia mai avuto, grandissima classe ed onestà sia nello sport che nella vita. Fornaretto magrissimo, con l’accento francese, educato , pulito dentro, faticatore instancabile, che sapeva esaltare la platea con le sue cavalcate nel fango e che si dimostrava gran signore davanti alle telecamere. Grazie a Renato il ciclocross ottenne nobiltà e credibilità”.