Una riforma dei tirocini extracurricolari per ridurre gli abusi.
È quanto chiede il Partito Democratico Veneto con una mozione che ha come prima firmataria la vice capogruppo Vanessa Camani e sottoscritta dai colleghi Giacomo Possamai, Anna Maria Bigon, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis oltre a Elena Ostanel del Veneto che Vogliamo.
“Deve essere uno strumento di orientamento al lavoro per i più giovani e non di sfruttamento, risparmiando su paghe e tutele. Sono sempre più frequenti i casi in cui viene preferito all’apprendistato professionalizzante, visto che ha una retribuzione molto bassa e non prevede ferie, contributi, malattia e neanche cassa integrazione o indennità di disoccupazione al termine. In Veneto ad esempio parliamo di 450 lordi al mese che possono scendere a 350 se sono inclusi i buoni pasto o il servizio mensa”.
“Il tirocinio ha una funzione importante, ma di natura orientativa e perciò va limitato a quei soggetti che stanno seguendo un percorso formativo, non esteso in maniera indiscriminata. Lo strumento per l’accesso al mondo del lavoro delle nuove generazioni deve essere l’apprendistato qualificato, con adeguate tutele. Alle difficoltà strutturali, l’Italia è al secondo posto dell’Eurozona per disoccupazione giovanile, si sono aggiunte quelle legate all’emergenza pandemica rendendoli più ‘ricattabili’. Per questo – aggiunge Camani – invitiamo la Giunta Zaia a proporre in sede di Conferenza-Stato Regioni una revisione delle linee guida in materia di tirocini diversi da quelli curricolari, a partire da un’indennità minima non inferiore alla soglia di povertà, compito peraltro attribuito dall’ultima legge di bilancio su proposta del ministro Orlando”.