In occasione della giornata internazionale della donna, il Servizio Epidemiologico dell’Ulss 2 ha elaborato i dati che riguardano la salute della popolazione femminile della Marca trevigiana.

“L’elaborazione effettuata dall’équipe del dottor Ramigni ci fornisce una fotografia articolata e importante per la programmazione dei servizi sociosanitari – il commento del direttore generale, Francesco Benazzi. “Colgo l’occasione per rivolgere un sentito ringraziamento, in occasione della Giornata internazionale della donna, a tutte le nostre professioniste, quotidianamente impegnate, in molteplici ambiti, a fornire cure e assistenza con professionalità, competenza, altruismo, dedizione. Il mio augurio e il mio ringraziamento, per l’apporto fondamentale che danno, va anche a tutte le donne del nostro territorio, con la promessa di continuare a impegnarci, come azienda a netta prevalenza femminile ma non solo, giorno dopo giorno, per una società sempre più a misura di donna”.

 

Demografia

Circa 445.000 donne vivono nella provincia di Treviso, di queste 15.500 hanno meno di 5 anni e 21.000 più di 84. La classe di età più rappresentata è quella tra i 50 e i 54 anni (37.100).

L’aspettativa di vita alla nascita è 86 anni, una delle più alte in Italia (per confronto, quella degli uomini è 81,6 anni)

Ogni 100 ragazze con meno di 15 anni oggi ci sono 201 donne che ne hanno più di 64. Se l’andamento demografico di oggi continuerà, tra 20 anni saranno 281 e la classe di età col più alto numero di persone sarà quella tra i 70 e 74 anni (34.500).

Ancora, tra 20 anni le donne di 85 anni e più saranno 32.000 (+52% rispetto ad oggi) e quelle con più di 64 155.000 (+38%). A fronte di una popolazione totale che rimarrà costante, ci sarà una contrazione della popolazione giovane adulta (tra i 15 e i 49 anni) che passerà dalle attuali 172.800 a 154.000 (-11%).

 

La salute percepita

In provincia di Treviso 6 donne su 10 rispondono “Bene” o “Molto bene” alla domanda “Come va in generale la sua salute?”. Questo valore diminuisce con l’età, come è facile aspettarsi, ma anche con l’abbassarsi del titolo di studio (rispondono bene/molto bene il 74% delle laureate, ma solo il 41% delle diplomate in terza media) e con l’aumentare delle difficoltà economiche (73% di chi non ha difficoltà economiche contro il 51% di chi ne ha). Negli uomini queste differenze sono molto meno evidenti.

 

Depressione e disagio psichico

La percentuale di donne adulte che riferiscono importanti sintomi di depressione è diminuita rispetto agli anni precedenti, quando, probabilmente per l’effetto dovuto al Covid, era cresciuta sensibilmente: ora a lamentare questi sintomi è il 6,8% delle donne tra i 18 e i 69 anni (lo scorso anno superava l’8%).

Tra le donne sopra i 64 anni questa percentuale sale al 12% e si può stimare che in totale siano circa 31.500 le donne che soffrono di depressione, di queste solo poco più della metà chiede aiuto a sanitari o perlomeno a familiari per risolvere questi problemi.

Anche i dati relativi al “malessere” psicologico (persone che riferiscono di essere state male psicologicamente per più di metà dell’ultimo mese) hanno visto una diminuzione tra le donne adulte sotto i 70 anni: 8,4% invece di 9%. Il dato rimane superiore a quello degli uomini in tutte le età e cresce fino ad arrivare al 38% tra le donne di più di 90 anni

 

Malattie croniche

Sono stati analizzati i dati riguardanti tre patologie particolarmente importanti per il carico di cure che ne deriva: diabete; cardiopatie ischemiche, demenze

Si stimano circa 22.000 donne che soffrono di diabete (circa il 5% della popolazione, negli uomini 6%). La frazione sale all’8,8% tra 65 e 84 e al 13,7% sopra gli 85. Tra i più giovani le persone con diabete sono tra l’1 e il 2,5% e la patologia è leggermente più diffusa tra le donne.

Per quanto riguarda le cardiopatie ischemiche (cioè infarto miocardico e situazioni a questo correlate) si stima ne soffrano circa 9.000 donne, la gran parte di età superiore ai 65 anni e anche in questo caso la patologia è più diffusa tra gli uomini per i quali la stima è circa il doppio.

Le demenze sono invece più presenti tra le donne, questo fatto è molto probabilmente dovuto alla loro età media più alta: in effetti fino a 84 anni non ci sono grosse differenze tra i sessi. In totale si stimano 3500 donne e 2100 uomini affetti da queste gravissime patologie, anche se questo dato potrebbe essere sottostimato vista la non facile emersione di queste situazioni.

 

Tumori

I dati del Registro Tumori Veneto mostrano come a circa 2800 donne sia diagnosticato un tumore nel corso dell’anno. Mammella (37% dei casi); colon-retto (9,7%) e polmone (6,3%) sono le sedi più interessate. La diagnosi precoce dovuta agli screening gioca ruolo importante nei primi due: nella nostra ULSS aderisce allo screening mammografico circa il 70% delle donne e a quello del colon retto circa il 79%. Allo screening per il cancro della cervice uterina aderisce invece il 60%.

A queste ottime percentuali vanno aggiunte le donne che effettuano questi esami privatamente; questo vale soprattutto per lo screening della cervice dove (secondo i dati PASSI) la percentuale effettiva di donne che segue questo suggerimento di prevenzione sale all’87%, mentre è di minor importanza per colon-retto (si sale comunque all’86%) e mammografia (si sale al 73%).

 

Mortalità

In media sono 4650 le donne che muoiono ogni anno in provincia di Treviso. 6 decessi su 10 riguardano anziane sopra gli 85 anni di età, a confermare una aspettativa di vita molto alta.

Il 26% delle morti è stato causato da malattie cardiovascolari, il 23% da tumori, l’8% da Covid e demenze.

Per quanto riguarda le singole cause di morte, le cardiopatie non ischemiche, quelle ischemiche, le demenze e il Covid sono le principali. Tra i tumori il principale responsabile di morte rimane quello mammario, seguito dal cancro ai polmoni e da quelli a colon e pancreas.

 

 

Stili di vita

Le donne mostrano generalmente di adottare stili di vita più salutari rispetto agli uomini: fumano meno (18% contro 31,9%); consumano alcol in modo meno rischioso sia abitualmente (1,7% vs 5,2%) che in modo binge (10% vs 24,5%). Unica eccezione: meno donne praticano attività fisica a livelli raccomandati rispetto agli uomini (44% vs 62%). Questo dato riguarda soprattutto le donne tra i 35 e i 50 anni, probabilmente un indice indiretto di quanto ancora pesi sulle donne il carico familiare che rende difficile trovare il tempo per dedicarsi all’attività fisica.

In un quadro comunque generalmente buono sono da sottolineare altri 2 aspetti negativi che riguardano le classi di età più giovani: tra i 18 e i 24 anni il 31,4% fuma, dato ormai pressoché uguale a quello degli uomini (35,6%) e rimane alta la percentuale con abitudine al bere “binge” (16% sotto i 35 anni)

Assistiamo anche ad un progressivo aumento della proporzione di donne con obesità: dal 7,1% del 2015-17 al 13,1% del 2020-21.

 

Determinanti di salute “distali”: istruzione e reddito

Le donne, soprattutto le giovani, hanno titoli di studio più alti: (sotto i 34 anni il 31% delle donne è laureato contro appena il 24% degli uomini).

Il 34% delle donne tra i 18 e i 69 anni lamenta difficoltà economiche (cioè risponde di far una qualche fatica ad arrivare a fine mese). I dati di quest’anno mostrano una sostanziale uguaglianza tra uomini e donne in queste risposte. Nelle laureate però questa percentuale scende al 12% (contro il 24% negli uomini) mentre tra chi ha un titolo di studio basso sale al 39% (31% negli uomini). Un dato su cui va ulteriormente indagato l’effetto dovuto alla crisi: il 33% delle donne e il 23% degli uomini riferisce un peggioramento delle condizioni economiche rispetto all’anno precedente.

 

Conclusioni

In generale possiamo dire che le donne nella nostra Ulss godono di un buon stato di salute e che continuano a essere generalmente più attente degli uomini ad attuare comportamenti (partecipazione agli screening, attenzione al fumo, all’alcol e alla dieta) che favoriscono il mantenimento di questo stato.

Sono comunque da sottolineare alcuni punti nell’ambito della programmazione dei Servizi socio-sanitari:

  • l’invecchiamento della popolazione ed il conseguente carico di malattie croniche (è un fenomeno che interessa tutti e due i sessi, ma avrà una componente femminile molto più ampia)
  • la costante presenza di un carico di “accudimento” che ancora pesa in gran parte sulle donne e che potrebbe aggravarsi ed essere causa di peggioramenti nella salute fisica e psicologica, soprattutto nella situazione demografica che stiamo vivendo
  • Il carico di disagio psicologico, che appare riguardare maggiormente le donne rispetto agli uomini e che spesso non trova risposte adeguate

la sempre maggiore presenza di comportamen