E’ la decisione arrivata dal giudice di lavoro di Venezia Luigi Perina quella di riammettere il critico d’arte Vittorio Sgarbi nei ruoli della Soprintendenza di Venezia.

Il polito e critico d’arte, però, non esclude la negazione di riprendere il ruolo: “Devo pensare se rientrare o meno, anche perché dipende quale posto mi danno. Se mi fanno fare il Soprintendente aggiunto non ci vengo proprio. Nei prossimi giorni devo parlarne con il ministro Dario Franceschini, anche perchè se mi dessero una Soprintendenza importante potrei accettare”.

Ha così funzionato il ricorso presentato dagli avvocati Cicconi e Baleani incaricati da Sgarbi nel far luce sulla vicenda.

Dalla capitale Sgarbi scrive: “La sezione lavoro del Tribunale di Venezia ha dichiarato la invalidità delle dimissioni, siccome irrituali, e la inapplicabilità del decreto ministeriale di cessazione del rapporto di lavoro tra le parti, condannando, altresì, il ministero a riammettere in servizio Sgarbi”.

A seguito infatti delle dimissioni nel settembre del 2014 il critico aveva comunicato la sua decisione: “per evitare una procedura di licenziamento minacciata dal ministero per i Beni Culturali per via di una controversia legata alla sua aspettativa in qualità di ispettore della Soprintendenza di Venezia, incarico ricoperto dal 1974, e dal 1989/1990 in poi in aspettativa senza assegni per mandato elettorale”.

L’ufficio stampa di Sbarbi ha poi sottolineato che le dimissioni di fatto non sono mai state formalizzate e “una reazione all’onta del procedimento disciplinare minacciato dal Ministero dei Beni Culturali quest’ultimo avviò il procedimento perchè Sgarbi presentò la richiesta di aspettativa con dieci giorni di ritardo”.

A rafforzare il tutto il 15 settembre dello stesso anno Vittorio Sgarbi, a seguito delle dimissioni, diffuse un comunicato nel quale spiegava la sua amarezza dovuta dal formalismo burocratico del Ministero della Cultura e dalla possibilità che potesse arrivare per lui una sanzione fino al possibile licenziamento.

Matteo Venturini

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