“Quando Cesare Maldini è diventato commissario tecnico della Nazionale, nessuno si è scandalizzato se faceva giocare suo figlio Paolo”. Fuori dal Veneto esistono regioni dove l’assunzione pubblica “baronale” sfiora l’ordinaria amministrazione, e capita che il numero 1 di un’Università (Luigi Frati, ex Rettore de La Sapienza) possa fare battute tipo questa, a proposito dei suoi tre figli, fatalmente tutti impiegati nell’Ateneo romano con incarichi di prestigio. Ma qui da noi, dove un ente come Veneto Lavoro è dal 1998 un orgoglioso portabandiera di regolarità e trasparenza in materia di concorsi, ritrovarlo oggi nell’occhio del ciclone assume i contorni del casus belli.[s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]
Tutto è cominciato nell’agosto scorso, quando Alessandro Biasioli della CGIL Funzione Pubblica aveva preso di mira il piano di stabilizzazione deciso da Veneto Lavoro: “La stabilizzazione dei posti sinora occupati da contratti a tempo determinato dovrebbe essere, appunto, dei posti e non delle persone che li occupano ora”, aveva tuonato il sindacalista, aggiungendo poi “Viene da chiedersi se Veneto Lavoro sia un ente strumentale nel senso che sarebbe strumentale a soddisfare le esigenze occupazionali degli amici di chi comanda”.
Quella prima denucia ha dato il là ad un’escalation da brividi. Biasioli, sempre in estate, ha annunciato di poter indovinare i vincitori di alcuni concorsi banditi nel 2016. Ne ha inserito così i nomi in una busta, che ha aperto poi in dicembre, all’indomani dell’ufficializzazione dei vincitori da parte dell’Ente: nomi tutti azzeccati, e bufera piombata giustamente su Veneto Lavoro, sulla Regione, sul Governatore Zaia.
Ora la magistratura sta indagando, ma accanto alle ispezioni giudiziarie i sindacati e le minoranze consiliari hanno chiesto a gran voce anche un accertamento amministrativo da parte della Regione.
Dal canto suo, Veneto Lavoro sostiene l’assoluta regolarità degli atti, affidandosi spontaneamente all’occhio di falco magistratuale: il direttore dell’ente Tiziano Barone ha deciso di consegnare in Procura tutte le carte sugli esiti dei concorsi, “per la trasparenza e per per consentire un completo controllo di legalità”. Operazione che segue quella già effettuata il 29 agosto scorso, quando Barone, previo nulla-osta di Zaia, portò ai magistrati la documentazione inerente alle gare contestate. “I risultati del concorso hanno dato riscontro delle migliori figure professionali fra partecipanti sia nelle competenze richieste che nella capacità di inserimento nell’organizzazione”, dichiara il numero 1 di Veneto Lavoro, “tant’è vero che nessuo ha presentato ricorso.” Secondo Barone le procedure troverebbero riscontro in concorsi analoghi pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, e i criteri di selezione avrebbero permesso la massima partecipazione sia per i dipendenti pubblici che per i soggetti provenienti da aziende private. “Le assunzioni”, precisa, “sono state autorizzate dalla giunta regionale subordinatamente alla disponibilità di bilancio”. Staremo a vedere.
Ora, se è la legalità ciò che pretendiamo, essa è anche quello a cui dobbiamo attenerci, evitando frettolese presunzione di colpevolezza: finché le indagini delle magistratura non avranno terminato il loro corso, possiamo sollevare sopraccigli e approfondire inchieste, ma non tirare conclusioni. La speranza è che l’indagine su Veneto Lavoro non finisca in una bolla di sapone lasciandoci eternamente nel dubbio, come i tanti altri fascicoli in materia aperti e caduti nel dimenticatoio in giro per l’Italia.[/s2If]