Ivan Javorcic, nuovo allenatore del Venezia FC - foto: Venezia FC
Ivan Javorcic, nuovo allenatore del Venezia FC - foto: Venezia FC

Oggi è stato presentato ufficialmente alla stampa Ivan Javorcic, nuovo allenatore del Venezia FC. Queste le sue dichiarazioni.
 “Ringrazio per le parole e per le parole che pone in me il Presidente ed i suoi partner. Un ringraziamento doveroso devo farlo anche al mio passato: All’ FC Südtirol, per un’esperienza molto intensa, che abbiamo vissuto insieme ed abbiamo scritto la storia, al presidente Comper, al direttore sportivo Paolo Bravo e tutti quelli che mi hanno permesso di fare una grande stagione, nonché di potermi far fare un’altra grande sfida”.

Il colloquio con Niederauer

“Il nostro incontro con Niederauer è stato un incontro informale, in cui abbiamo parlato di calcio, ma non solo: abbiamo discusso di quella che deve essere la filosofia verso il lavoro e la vita. Quello che mi ha spinto di più verso questa direzione del Venezia è stata la sensazione di una dimensione mondiale, come business man e persona. Sicuramente è stato un incontro chiave per me”.

Gli obiettivi

”Non abbiamo parlato di obiettivi specifici. Il Venezia arriva da un momento difficile, bisogna ricostruire un certo tipo di mentalità, di cultura, di approccio al gioco, e si deve ricreare il feeling con la tifoseria. Chiaro che il Venezia, per la sua storia, deve essere ambizioso e dobbiamo competere ai massimi livelli in serie B, che quest’anno sarà molto competitiva e stimolante, una sorta di serie A2. Il Venezia dal punto di vista tecnico tattico lo scopriremo strada facendo”.

Il calcio secondo Javorcic 

Non mi piace parlare del mio calcio, non sono così pretenzioso. Il calcio lo vedo nella sua natura, non devi prendere goal e devi farlo, con ritmo ed intensità. ma quello che serve sarà ricreare una mentalità e trovare la giusta intensità e ritmo. Se vuoi essere proiettato verso la vittoria devi essere aggressivo, oltre che competitivo. A certi livelli poi devi essere feroce ed avere competenze di gioco fondamentali. La difesa? Non è una questione di difesa, è una questione di squadra, nel senso che per la solidità serve un atteggiamento collettivo. Per fare tutto bene bisogna essere efficaci in attacco. Non vedo una fase più importante dell’altra”.

I giocatori

“Quanto invece ai giocatori: prima di tutto bisogna concentrarsi sui giocatori che abbiamo, sono tanti e bisogna capire quali sono idonei al vostro progetto. Casiraghi? Lui è un top player per la C, ma è un giocatore del Südtirol e quindi non è giusto parlarne in questo momento. Per ricostruire la giusta mentalità, bisogna ricreare entusiasmo, lavorando sul singolo, sulle conoscenze collettive e sui rapporti umani. Tutto si costruisce con il tempo, e quello che faremo è un percorso duro e tosto, gestendo il fallimento sportivo dell’anno scorso, in cui bisognerà mettere tutto al posto giusto. Bisognerà saper innanzitutto ripartire con le persone giuste che sappiamo possano dedicarsi in maniera giusta e profonda al progetto Venezia. Quindi, per prima cosa, penseremo a questo.

La competitività 

“Nel calcio è fondamentale avere una conoscenza globale del gioco, l’errore fa parte del gioco ed è importante per una squadra saper scegliere. E poi saper scegliere in base all’atteggiamento dell’avversario ed al momento emotivo della propria squadra. Per essere competitivi e migliori rispetto all’avversario bisogna saper fare tutto. Circa i giocatori del Venezia, di questo stiamo parlando col presidente e con il team, in maniera globale di tutti i giocatori che sono sotto contratto, e comunque ancora presto. C’è un’evoluzione costante da questo punto di vista. Il nostro obiettivo è avere le idee chiare prima della partenza del ritiro, per poter avere un’ossatura di squadra. Ci aspettano due mesi complessi, bisogna saperci stare in questo, ma quello che posso dire è che insieme al team del presidente si sta lavorando per capire i giocatori che abbiano le motivazioni giuste per rendere il Venezia sempre più competitivo. Si parte dall’obiettivo comune, dal rispetto delle regole, per consolidare una filosofia, ricostruendo una cultura e un’etica di lavoro, che sono le basi. Lo si fa attraverso il dialogo, la condivisione e il rispetto della persona. Non è una cosa da un giorno. Si cresce inoltre, strada facendo, creando un’identità di gioco. Tutto questo è importante per affrontare le difficoltà che ci aspettano. Sono svariati gli stati d’animo in questo momento, ma il Venezia è al primo posto in questo momento, quindi dobbiamo riguadagnare la fiducia della gente”.

Il modulo

“L’idea è proprio quella di ripartire dalla difesa a quattro, ma non ne faccio una questione di sistemi e dogma, mi piace imparare. E studiare, perché il calcio si sta evolvendo. La squadra è stata costruita per giocare a quattro, mentre il centrocampo tendenzialmente sarà a tre. Parlare di numeri è abbastanza relativo, tuttavia”.

Spalato

“Spalato sta diventando una fucina di allenatori? Spero di poter proseguire queste orme, questa tradizione. Spalato ha una grande cultura sportiva, generale, non solo di calcio, anche basket, pallanuoto e tennis. Inoltre è stata influenzata dalla Repubblica Marinara di Venezia per 300 anni, io sono orgoglioso prima di tutto di essere spalatino, poi croato e quindi uomo di mondo. Spero di poter seguire le orme di allenatori importanti come Juric, come Tudor, perché sono un riferimento per me. Sono qui da 25 anni, più di metà della mia vita, le mie figlie sono nate in Italia, una a Brescia l’altra a Varese, più di metà della mia vita l’ho trascorsa in Italia”.

La lingua inglese 

“L’inglese lo parlo, da piccolo l’ho studiato, devo un po’ allenarmi nuovamente, faceva parte della mia educazione scolastica, ma in Italia non ho avuto tanta possibilità di parlare inglese. Spero di migliorarmi. Ho studiato tedesco l’anno scorso, sono contento di questo, anche perché è la mia sfida ampliare la mia cultura. Alla fine il calcio è un linguaggio unico, deve essere diretto e sintetico per capirsi senza problemi”.