Niente ammortizzatori sociali per i lavoratori della Thun. E i sindacati non la prendono benissimo.
Questo è in sostanza quanto emerso nel corso della riunione tenutasi martedì 6 febbraio, nel pomeriggio, in videoconferenza, dove le parti si sono riviste dopo un precedente incontro avvenuto il 23 gennaio.
Allora, le organizzazioni sindacali avevano chiesto all’azienda di poter attingere agli ammortizzatori sociali, dopo la notizia di fine 2023 dei 77 esuberi in tutti i 22 punti vendita sparsi in Italia.
Interessato anche il negozio di Marcon (Venezia).
Martedì l’azienda ha chiarito alcuni aspetti su come intende procedere; se all’inizio il numero complessivo di esuberi era di 77, ora è sceso di una unità (totale 76) perché una dipendente è stata ricollocata altrove (stiamo parlando di spostamenti nel Sud Italia). L’azienda si è detta disponibile a sistemare altrove altre 27 persone, mentre per le restanti 59 non è previsto alcun ammortizzatore sociale. E questo ha fatto arrabbiare i sindacati, che nella riunione del 23 gennaio avevano chiesto di gestire la crisi con un periodo di cassa integrazione. Ma si sono sentiti rispondere di no. A questo punto, la Thun farà degli incontri sul territorio con il personale coinvolto negli esuberi, proponendo dei potenziali ricollocamenti.
In questa situazione c’è anche il negozio al Valecenter di Marcon (Venezia), dove sono occupate tre donne a tempo indeterminato, mentre a una quarta è scaduto il 31 gennaio (con contratto ceramica-industria).
Oltre al Valecenter, alla cessata attività, seppur con date diverse ed entro, comunque, il 30 giugno 2024, sono interessati altri 21 punti vendita su scala nazionale e veneta, tra cui Thiene, nel Vicentino, (tre dipendenti a tempo indeterminato e uno determinato) e la decisione è stata presa il 28 dicembre scorso, senza però, che i lavoratori e le organizzazioni sindacali ne fossero a conoscenza.
La Thun vende prodotti per la casa, per la cucina ma anche gioielli, accessori, bomboniere, articoli per bambini.
“Abbiamo ribadito con forza – spiega Francesco Coco della segreteria di Femca Cisl Venezia che per primo ha portato la vertenza a livello nazionale – che debba essere salvato tutto il personale coinvolto. Le 27 unità proposte da Thun sono state sì accolte in modo positivo ma non basta, perché qui parliamo di 76 persone e tutte devono avere un futuro lavorativo”. Le parti si sono date appuntamento per il pomeriggio del 21 febbraio prossimo.