4 anni di indagini, intercettazioni, testimonianze, Francesca Zaccariotto, assessore a Venezia, ex sindaco di San Donà e presidente dell’ex Provincia di Venezia è uscita provata, ma non abbattuta tanto da godere della fiducia del sindaco e restare al suo posto.

Il rinvio a giudizio per l’incarico dato a Luciano Maritan, non la rende incompatibile. Sempre che Brugnaro non decida diversamente. All’indomani del rinvio a giudizio, Zaccariotto si prepara ad affrontare ancora mesi difficili che la separano dal processo in aula.

«Una questione di rito e procedura», afferma «dopo quattro anni difficili in cui la mia vita e quella della famiglia sono state messe a nudo. Certo, le due assoluzioni sono un segnale importante. Ci sono state mille intercettazioni e non è stato trovato nulla. Io sono andata avanti sempre a testa alta, consapevole di essere stata onesta, trasparente e corretta. Ora ci sono due sentenze a mio favore. Non si dà luogo a procedere su capi di accusa che non sussistono».

Zaccariotto, dunque, mantiene il controllo e cerca di conservare le forze anche se in questi anni ha dovuto subire di tutto, accuse e illazioni di ogni genere. Il lavoro in giunta a Venezia non deve però confondersi con queste vicende giudiziarie, fa capire, e le due cose sono ben separate. Ma se tornasse indietro non cambierebbe nulla e di fronte a certe scelte di sente serena. «A San Donà facevo il sindaco per 12 ore al giorno», ricorda la Zaccariotto, «ricevevo tutti, davvero tutti, più dei servizi sociali. Sfido chiunque a dire che non ha avuto un appuntamento nel mio ufficio, direttamente con me. Voglio arrivare fino in fondo ora che la strada è già spianata dalle precedenti sentenze. Credo nella onestà e nella giustizia e lo farò sempre».

Gian Nicola Pittalis

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