Le tecniche sono tante, sempre più fantasiose e meschine. C’è l’abbraccio del sedicente amico, con il conseguente furto del portafoglio o dell’orologio. Poi, il finto poliziotto, il falso prete, il presunto operatore del gas, il fidanzato fasullo del nipote o della nipote: tutte “maschere” indossate da malviventi senza scrupolo per entrare nelle case delle proprie vittime e sottrarre soldi e gioielli. Anche in Veneto – secondo i dati del Dipartimento della pubblica sicurezza elaborati dal sindacato dei pensionati della Cgil in collaborazione con l’associazione Finanzieri cittadini e Solidarietà Ficiesse – le truffe ai danni delle persone anziane sono in costante aumento, a dimostrazione che questo odioso reato non trova argine neppure nell’inasprimento delle normative.
Così, scorrendo i dati relativi alle truffe nei confronti degli ultrasessantacinquenni, non si può che restare indignati. Dal 2014 al 2019 (ultimo dato disponibile), il numero di questi reati in Veneto si è impennato di oltre il 70%, passando da 750 a 1.290 truffe denunciate. Un numero raccapricciante, considerando che le vittime sono persone per lo più indifese, fragili e sole, quasi sempre ultraottantenni. A livello provinciale, Belluno registra l’impennata percentuale più alta, con una crescita delle truffe agli anziani superiore al 127%. Poi, in ordine, troviamo Venezia (+122%), Rovigo (+102%), Vicenza (+76%), Padova (+75%), Treviso (+57%) e Verona (+36%). Questo reato, fra l’altro, è fra i pochi a registrare una crescita rispetto ad altri illeciti, come i furti con destrezza, che invece sono in calo.
Come detto, gli escamotage per raggirare le persone anziane sono vari, ma quasi tutti hanno lo stesso scopo: entrare nelle case delle vittime per rubare. In alcuni casi, però, il reato avviene anche in strada, in particolare con la rinomata tecnica dell’abbraccio. Oppure parte da una telefonata, tipo quelle del finto agente che avverte la vittima di un incidente mai avvenuto a un figlio o a un nipote per inviargli poi un sedicente avvocato difensore a ritirare contanti direttamente nella sua abitazione.
Da tempo, dunque, lo Spi del Veneto, assieme al sindacato Silp Cgil, organizzazione sindacale della Polizia, è impegnato nella promozione di incontri e iniziative finalizzati ad allertare le possibili vittime e a fornire loro consigli e suggerimenti utili per difendersi dai furfanti.
«Purtroppo, ne sentiamo ogni giorno una di nuova – confermano Rosanna Bettella, della segreteria Spi Cgil regionale, e Fabio Malaspina segretario del Silp Cgil del Veneto -. Il truffatore approfitta o cerca di approfittare della debolezza delle persone anziane, soprattutto se sono sole e molto in là con gli anni. Tante volte si trovano di fronte a persone scaltre che non cascano nel tranello e riescono a sventarlo. Spesso, però, il raggiro funziona e a quel punto la vittima non si trova solo alleggerita dei propri averi, ma vive un vero trauma perché si sente sprovveduta e per questo colpevole di quanto accaduto. Ricordiamo che al di là di queste truffe, esistono altri tipi di raggiri odiosi come quelli perpetrati dai venditori porta a porta di luce e gas, che strappano contratti non richiesti raccontando falsità al proprio interlocutore o presentandosi come rappresentanti di una società diversa (e più rinomata) da quella di appartenenza. In questi casi si può intervenire chiedendo l’annullamento del contratto stesso».
Ma, in generale, come ci si può difendere da questi delinquenti? «Noi, assieme a Ficiesse, cerchiamo di fare la nostra parte – continuano Bettella e Malaspina – soprattutto raccogliendo i dati, diffondendoli e fornendo consigli. Il primo suggerimento è ovviamente quello di non aprire mai la porta agli sconosciuti. Nel caso di persone in divisa, è necessario prendere tutte le precauzioni, controllando soprattutto il cartellino identificativo. Se si subisce una truffa, bisogna subito denunciarla alla Forze dell’Ordine. Alle istituzioni chiediamo più attenzione e azioni mirate per affermare la centralità della cultura del rispetto e della vigilanza democratica».
In tale contesto, lo Spi chiede anche un incremento delle risorse destinate dal Ministero dell’Interno ai Comuni per avviare campagne nonché interventi di supporto, anche psicologico, a favore della popolazione anziana e per scongiurare le situazioni di rischio. Ricordiamo che già nel 2019 Venezia, come capoluogo di regione, aveva ottenuto a tale scopo alcune decine di migliaia di euro. Nel 2020 sono stati destinati circa 63 mila e 500 euro al comune di Verona, 55 mila e 200 euro a Padova, 37 mila e 500 euro a Vicenza, 34 mila e 200 euro a Treviso. «Contributi importanti – conclude lo Spi del Veneto – sul cui impiego vorremmo essere aggiornati e coinvolti».