Duecentosei millimetri di pioggia in due mesi: il bollettino delle precipitazioni della stazione Arpav di Portogruaro-Lison restituisce un dato impietoso. La siccità sta provocando danni irreversibili all’agricoltura. E gli sporadici temporali non portano sollievo, anzi
provocano danni.
Complici temperature al di sopra della media e dopo un maggio freddo e piovoso, che ha rallentato la partenza della stagione agricola, questa ondata di siccità sta mettendo a rischio i raccolti: per chi non ha la possibilità di irrigare la prospettiva è di perdere l’80% della produzione.
«Mais, barbabietola, soia, vigneti, tutto sta soffrendo», conferma Paolo Valerio, che ha un’ azienda agricola a Concordia Sagittaria. «Speravamo in un clima più mite, dopo un avvio della primavera freddo e piovoso. Ma – come si dice – non ci sono più le mezze stagioni. I terreni sono aridi, il caldo sta soffocando le piante».
L’unica soluzione, in questo momento, è ricorrere all’irrigazione artificiale. «Faccio partire le pompe tre volte al giorno, non era mai successo», aggiunge Valerio. «I costi per noi agricoltori sono enormi, di questo passo andremo in perdita».
«Nel Portogruarese – aggiunge un altro agricoltore, Casimiro Andretta – la situazione è ancora più paradossale. Negli anni corsi il consorzio di bonifica ha effettuato dei lavori. Non so se sia stato sbagliato qualche calcolo, se ci sono problemi a monte, ma nei canali non arriva acqua. A Sindacale, a Caorle, in tutta la zona, non c’è un goccio d’acqua irrigua. Già dobbiamo fare i turni perché arrivi il nostro momento per attingere, ma quando tocca a noi i canali sono secchi».
A livello regionale, la CIA, insieme alle altre associazioni agricole, ha chiesto alla Regione Veneto il rilascio di un supplemento di carburante agricolo agevolato per andare incontro alle esigenze di maggiore irrigazione dei campi coltivati. Per salvare i raccolti, infatti, è necessaria un’abbondante e prolungata irrigazione.
«La questione è molto seria – interviene il presidente di Cia Venezia Paolo Quaggio – perché
l’agricoltura non può affidarsi solo alla pioggia o affrontare la questione come se fosse
un’emergenza. Dobbiamo convivere con l’aumento della temperatura e con la siccità. L’anno scorso nel nostro Paese sono mancati 19 miliardi di metri cubi di acqua. Il Centro Euro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici ha stimato che nel trentennio 2021-2050 le precipitazioni estive diminuiranno del 22% e quelle primaverili del 13% rispetto agli anni 1980-2010».
Fare i conti con il clima che cambia è diventato strategico per il futuro. È necessario un piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Lo si deve fare a più livelli, comprendendo anche il patrimonio agricolo che è a rischio, così come il patrimonio di biodiversità agraria.
«Nel nostro territorio – aggiunge Quaggio – serve un piano invasi (utili anche durante eventi
alluvionali), soprattutto di piccole dimensioni. L’agricoltura ha bisogno di acqua, occorre poterne fare provvista quando ce n’è in abbondanza per poterne disporre quando manca. Gli interventi di tutela dell’equilibrio idrogeologico in capo ai consorzi di bonifica sono importanti, ma bisogna pensare alla quotidianità. Noi siamo pronti a fare la nostra parte: gli agricoltori conoscono il territorio e le sue esigenze: studiamo assieme le soluzioni di lungo respiro, per dare certezze al mondo agricolo».