I trigliceridi sono un tipo di grasso presente nel sangue e vengono immagazzinati nel tessuto adiposo come scorta di energia per l’organismo. Prodotti in una piccola percentuale dal fegato, vengono accumulati soprattutto attraverso l’alimentazione.

Tuttavia, i trigliceridi alti sono un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, arteriosclerosi e diabete.

Trigliceridi alti: le possibili cause

Le cause che determinano un eccessivo innalzamento di questi grassi possono essere molteplici: ad esempio, possono incidere la predisposizione ereditaria, una dieta sbilanciata, l’abuso di alcol o di fumo, l’obesità, l’ipotiroidismo, uno stile di vita troppo sedentario o l’assunzione di particolari tipologie di farmaci.

E non è tutto: anche la presenza di determinate patologie, infatti, di fatto può incrementare i valori dei trigliceridi. È il caso, ad esempio, del diabete mellito, della sindrome metabolica e del Morbo di Cushing.

Tuttavia, è bene tenere presente che anche gravi malattie renali determinano particolari innalzamenti dei valori di riferimento. Così come determinate patologie endocrine, pancreatiti, cirrosi epatiche, malattie genetiche o una gravidanza.

La diagnosi del disturbo

La presenza di trigliceridi alti di per sé non comporta una sintomatologia particolare. Tuttavia, quando i valori di riferimento superano i 1.000 mg/dl il paziente può accusare forti dolori addominali, pancreatiti acute, xantoma, anomalie oculari e sintomi di natura neurologica.

Per appurare o meno la presenza del disturbo è sufficiente eseguire un apposito esame del sangue specifico.