“Archiviato per la radicale insussistenza dell’addebito”. Questo quanto stabilito dal giudice per le indagini preliminari di Treviso Umberto Donà che ieri (10 maggio 2021) ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta a carico dei fratelli Alberto e Francesco Stella, di 33 e 28 anni, di Farra di Soligo (Treviso), accusati di omicidio preterintenzionale in concorso per la morte di Alessandro Sartor (46) di Cison di Valmarino, avvenuta la notte fra il 30 ed il 31 maggio del 2019 all’esterno di un locale pubblico della frazione di Tovena.
Una vicenda che aveva portato i due fratelli a 4 giorni di ingiusta carcerazione, revocata dopo l’esito dell’esame autoptico sullo sfortunato barista, purtroppo deceduto per cause naturali.
Momenti molto dolorosi–  ha rilevato Danilo Riponti legale di Alberto e Francesco Stella– che hanno sconvolto la vita di più famiglie. In primis quella di Sartor, e poi delle famiglie Stella che da incensurati si sono ritrovati sulle prime pagine dei giornali accusati di un evento delittuoso  che si è poi rivelato, attraverso le risultanze limpidissime di una perizia medicolegale , confermate dai video in real time di quei momenti, palesemente privo di fondamento e fondato unicamente su testimonianze calunniose di sedicenti testi, la più  posizione di una delle quali è stata segnalata alla Procura, da parte del GIP , per valutarne le responsabilità
“Le responsabilità di Alberto e Francesco Stella – commenta l’avvocato Danilo Riponti – sono state smentite da accurate indagini sulla base di evidenze oggettive e filmati video che hanno escluso in radice la sussistenza di qualsivoglia ipotesi di omicidio preterintenzionale da parte dei fratelli Stella. Anzi Francesco al momento del malore del povero Sartor non era già più nella piazza, mentre Alberto, pur minacciato da alcuni presenti, ha atteso l’arrivo dell’ambulanza per poi allontanarsi per paura di ritorsioni dei presenti incitati dalla falsa testimone”
In quella circostanza Sartor, impiegato come barista nel locale stesso, si accasciò tragicamente al suolo morendo poco dopo per cause successivamente ricondotte, dal consulente del Pm, ad una “insufficienza cardiaca acuta, frutto ed esito terminale di pregressa patologia di miocardite ipertrofica ed ischemia miocardica”. Inizialmente si ritenne che l’uomo fosse stato colpito dai fratelli indicati, in particolare, da un testimone come i responsabili dell’accaduto, ma i periti non hanno rinvenuto alcuna minima traccia di percosse o lesioni sulla vittima.
Arrestati dalle forze dell’ordine, Alberto e Francesco Stella rimasero in custodia cautelare per quattro giorni, misura revocata il 4 giugno dopo l’esito dell’autopsia sul corpo della vittima.
Con l’archiviazione di ieri, il Gip ha anche ordinato la restituzione degli atti al pubblico ministero per la valutazione di eventuali responsabilità in capo al testimone sulle cui dichiarazioni si fondò l’iniziale incriminazione degli indagati.
I fratelli Stella ritengono la vicenda “pianificata a tavolino da un gruppo di persone”, sostenendo di essere stati “prima aggrediti e poi accusati ad opera di un branco”. I due, assistiti dall’avvocato Danilo Riponti, si riservano anche di “perseguire chiunque abbia contribuito a depistare le indagini con false dichiarazioni”, peraltro smentibili fin dalle prime ore attraverso l’analisi di elementi obiettivi medico-legali e l’osservazione delle riprese di più videocamere puntate sul teatro degli eventi.
“Esprimiamo piena solidarietà alla famiglia di Alessandro Sartor – commentano Alberto e Francesco Stella- deceduto esclusivamente in conseguenza delle proprie condizioni di salute purtroppo gravi, come hanno accertato in modo scientificamente certo i periti medici-autoptici. Il nostro desiderio è ora quello di andare fino in fondo nell’accertamento della verità, del reale andamento dei fatti e delle responsabilità di tutti, collaborando con gli inquirenti e svolgendo ogni azione opportuna e necessaria” concludono i fratelli Stella.
Secondo il legale le “evidenze oggettive e i filmati hanno escluso qualsiasi condotta illegittima da parte di Alberto e Francesco Stella in danno al Sartor per il tragico evento capitatogli, dovuto esclusivamente alle purtroppo gravi condizioni di salute pregresse della vittima. Ci viene spontaneo pensare la necessità di verificare se il lavoro pesante che stava svolgendo, fosse idoneo alle sue condizioni di salute o addirittura del tutto inadeguato per la sua persona” conclude l’avvocato Riponti.
Ma di questo se ne occuperà la magistratura oltre a verificare il motivo per cui un gruppo di persone si è lasciato coinvolgere avvallando la tesi calunniosa di un testimone che ha contribuito a devastare la vita di più famiglie per oltre due anni.