Un Bisio in grande forma conquista il teatro Goldoni a Venezia alla prima uscita del suo “Father and Son”. Età media 50/60 anni in maggior parte donne, quasi tutti con il loro abbonamento annuale o abitudinario. I posti erano occupati fino al terzo piano con le loggette piene oltre il 50% mentre in platea non c’era un solo posto libero. Addirittura Bisio è stato richiamato sul palco 5 volte.

Father and son_8828_ph Bepi Caroli  Father and son, spettacolo ispirato a Gli Sdraiati eBreviario comico di Michele Serra, in cui Claudio Bisio, solo in scena insieme ai musicisti Laura Masotto e Marco Bianchi, in un continuo dialogo tra parola e musica racconta tra dramma e ironia il rapporto padre-figlio, confrontandosi con un testo di grade forza teatrale. Prodotto da Teatro dell’Archivolto, Father and son resterà in scena fino al 17 gennaio, per poi andare al Teatro Verdi di Padova dal 20 al 24 gennaio. racconta il rapporto padre/figlio radiografato senza pudori e con un linguaggio in continua oscillazione tra l’ironico e il doloroso, tra il comico e il tragico. “Interpreto un padre che annaspa alla ricerca di un dialogo con il figlio, nativo digitale. – racconta Claudio Bisio – Un ruolo non lontano dalla mia vita, dato che ho due figli di 19 e 17 anni e quindi capisco e sto vivendo le cose che raccontiamo nello spettacolo. In scena il figlio non è presente ma viene costantemente ‘evocato’ (peraltro i due eccellenti musicisti che mi accompagnano sul palco, il chitarrista Marco Bianchi e la violinista Laura Masotto, a livello subliminale lo evocano ulteriormente nella mente degli spettatori, vista la loro giovane età). Il risultato è una sorta di confessione allo specchio, catartica per questo padre così libertario, intelligente, curioso, disponibile, ‘diversamente giovane’,  che pure non riesce a instaurare il dialogo che vorrebbe con il proprio figlio”.

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È una riflessione sul nostro tempo inceppato e sul futuro dei nostri figli, sui concetti – entrambi consumatissimi – di libertà e di autorità, che rivela in filigrana una società spaesata e in metamorfosi, ridicola e zoppa, verbosa e inadeguata. Una società di “dopo-padri”, educatori inconcludenti e nevrotici, e di figli che preferiscono nascondersi nelle proprie felpe, sprofondare nei propri divani, circondati e protetti dalle loro protesi tecnologiche, rifiutando o disprezzando il confronto. Da questa assenza di rapporto nasce un racconto beffardo e tenerissimo, un monologo interiore (ovviamente del padre, verboso e invadente quanto il figlio è muto e assente) a tratti spudoratamente sincero. La forza satirica di Serra si alterna a momenti lirici e struggenti, con la musica in continuo dialogo con le parole. “Io e Giorgio Gallione – ha dichiarato Bisio – condividiamo e perseguiamo un’idea di teatro non banale, che faccia riflettere, magari che crei anche un po’ di polemica (I bambini sono di sinistra nel 2003 aveva scatenato addirittura un’interpellanza parlamentare!), che sappia divertire e rivolgersi a un vasto pubblico. La prima volta che abbiamo collaborato è stato quando abbiamo messo in scena Monsieur Malaussène di Daniel Pennac; lì si parlava di figli che dovevano ancora nascere (iniziava con un’ecografia) e anche i nostri figli, che sono coetanei, stavano nascendo. Ora quei bambini sono diventati adolescenti, in un certo senso stiamo seguendo la nostra biografia, e infatti era da tempo che io e Gallione volevamo fare uno spettacolo sul rapporto padre/figlio e stavamo già raccogliendo materiale su questo tema; poi è arrivato Michele Serra e ci ha detto che se avessimo aspettato ancora un po’ ci avrebbe dato le bozze del libro che stava scrivendo (ovvero Gli sdraiati). Leggere questo testo – autoironico ma al tempo stesso profondo – e innamorarcene è stato un tutt’uno. Ho pensato che aveva scritto esattamente ciò che io pensavo. Abbiamo quindi deciso di basarci su quel testo per lo spettacolo molto prima del clamoroso successo che ha avuto in libreria. E poiché sentivamo però il bisogno di legarci all’attualità lo abbiamo ‘contaminato’ con alcuni estratti di Breviario comico”.

 Gian Nicola Pittalis

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