L’olfatto estremamente sensibile dei cani può aiutare anche nell’individuazione delle malattie, Covid-19 compreso (ma non solo).

Alcune razze come terranova, dalmata, labrador e San Bernardo, infatti, sono in grado di fiutare l’insorgere di numerose patologie, anche agli stadi iniziali. Un esempio? Alcuni tipi di tumori (come quelli alla prostata, ai polmoni e alle mammelle) ancora prima che possano manifestarsi clinicamente i sintomi del caso.

Fiuto dei cani: lo studio

Uno studio pubblicato su Pnas e condotto da un gruppo di ricercatori di vari istituti diretti da Sinisa Bratulic sembra suggerire la motivazione scientifica. Nello specifico, l’indagine è stata condotta su 1.260 soggetti e si è basata sull’individuare in anticipo i tumori analizzando le urine del campione analizzato.

Dalla ricerca è emerso, infatti, come determinati odori consentono ai cani di percepire alcune forme di cancro e anche altre patologie, dal diabete e alle alterazioni della glicemia fino agli attacchi epilettici, alle emicranie e alla narcolessia sempre con un certo anticipo sulle manifestazioni più importanti, percependo dei marker di qualche tipo.

La sperimentazione

La chiave potrebbe trovarsi nei glicosamminoglicani, noti come Gag, che vengono alterati da certi tipi di tumori e finiscono come scarti cellulari nel sangue e nelle urine: sono loro i «segnalatori» che, inodori per noi, risultano percepibili dal formidabile sistema olfattivo canino.

I glicosamminoglicani compongono la matrice extracellulare dei tendini e in generale dei tessuti connettivi: con elastina e collagene nonché legandosi a proteine così da formare i proteoglicani, li rendono elastici e soprattutto in grado di idratarsi.

Secondo un altro studio, infine, meccanismi simili potrebbero attivarsi anche per la malattia di Parkinson: gli amici a quattro zampe, infatti, sono in grado di fiutare alcuni dei composti organici volatili che gli individui emettono attraverso il respiro, il sudore, l’urina, le feci e altre secrezioni ed escrezioni corporee.