Rincari sulle bollette (immagine d'archivio)
Rincari sulle bollette (immagine d'archivio)
Mentre nei tavoli istituzionali si ipotizzano strategie di lungo periodo e svolte futuribili sulle politiche energetiche del nostro paese, molte imprese si trovano strozzate dall’impennata delle bollette. «I primi addebiti stanno provocando una vera ondata di proteste tra i nostri associati», spiega il direttore di Casartigiani Veneto, Salvatore D’Aliberti, «sono necessarie da parte del governo soluzioni nel breve periodo».
 
Casartigiani, tornando a criticare anche l’impatto delle sanzioni alla Russia, sottolinea la congiuntura negativa del primo trimestre 2022 su più fronti: «Registriamo l’impennata dei costi per l’energia, per il greggio, assieme all’aumento dei costi delle materie prime, molte delle quali cominciano a scarseggiare. A soffrire sono soprattutto i settori dell’impiantistica e dell’idraulica. Gli effetti sono evidenti: tutti i preventivi saltano e si viaggia ormai ad aumenti che variano dal 10% al 30%».
 
Giovedì scorso, in videoconferenza, si è svolto anche un tavolo di concertazione delle categorie economiche indetto dall’assessore regionale allo sviluppo economico ed energia Roberto Marcato. «In questa sede», ricorda D’Aliberti, presente all’incontro, «il mondo dell’artigianato si è espresso in maniera sostanzialmente unanime: dopo la pandemia, la guerra e le sanzioni, rischiano di mettere in ginocchio le imprese e l’occupazione. Oltre a pianificare la transizione energetica, sponsorizzando talvolta eventuali e ancora controverse svolte verso il nucleare, è necessario che la politica e le istituzioni diano risposte immediate a queste istanze».
 
L’associazione chiede che gli esponenti regionali facciano sentire con forza la voce del mondo produttivo: «Le aziende e le famiglie vogliono subito avere dei messaggi», prosegue il direttore di Casartigiani, «Le fonti alternative o i paesi alternativi alla Russia per l’arrivo del gas non sono dietro l’angolo, ci vorrà del tempo, e nel frattempo sarà il popolo Italiano a dover aver bisogno di sostegni sempre più impellenti. In attesa di tutti questi avvenimenti occorre immediatamente intervenire con misure importanti: riduzione dell’Iva del 50% per tutte le attività imprenditoriali sulle bollette dell’energia, e azzeramento dell’Iva per pensionati e per famiglie bisognose su tutte le bollette legate alla abitazione (gas, luce, telefono, rifiuti)».
 
Intervenire sul fisco serve a evitare il rischio di un contraccolpo occupazionale, oltre che una crisi dei consumi: «Chiediamo sostegno alle imprese per il mantenimento del personale, allungamento del periodo di apprendistato con esenzione contributiva per evitare che i giovani, l’anello più debole, vengano lasciati a casa», spiega D’Aliberti, «l’aumento del periodo di cassa integrazione per quelle aziende che già da oggi risentono di difficoltà nell’approvvigionamento sul fronte dell’energia e delle materie prime. E ancora servono sostegni alle aziende turistiche e a quelle della filiera alimentare. Questo è il minimo che il governo possa fare dopo che le sue decisioni ci hanno portato a questa pesante instabilità economica. Sperando che non ci trascini anche nella guerra».
 
In questi giorni in tutto il Veneto è emersa una mobilitazione comune di normali cittadini, istituzioni e mondo imprenditoriale a sostegno dei profughi ucraini. L’invasione dei carri armati russi ha avuto un forte effetto “emozionale” sull’opinione pubblica, ma lo scenario, secondo Casartigiani, rischia di cambiare, soprattutto se a pagare questa crisi saranno i ceti medio-bassi.
 
«La nostra regione», conclude D’Aliberti, «è tra le più esposte, con il mercato russo. Già l’effetto delle prime sanzioni dopo il 2014 si è fatto sentire, con un crollo di quasi il 30%, su scala nazionale, dell’export verso questo paese. I costi del conflitto ai confini dell’Europa, le sanzioni imposte, di certo non volute dalle aziende ma attuate dal Governo in una logica atlantista che fa male solo a noi, stanno tagliando le gambe alle nostre imprese e potrebbero avere, come conseguenza immediata, la riduzione dei consumi da parte delle famiglie e quindi l’aumento della disoccupazione. Tutta questa positiva solidarietà verso l’Ucraina rischia di scemare velocemente trasformandosi in una critica al governo che ci ha trascinato in questa situazione. Non sono, quindi, sufficienti le promesse di sostegni futuri», conclude D’Aliberti, «non ha alcun senso evocare il ruolo dell’Europa, che offrirà le sue risorse da una parte ai costi di accoglienza e dall’altra agli armamenti per le milizie ucraine, per quella che rischia di diventare una preoccupante spirale di violenza: il problema è oggi e le rassicurazioni non bastano più».