Il dettato normativo della Legge Regionale n.32 del 2018, che disciplina la riforma della cooperazione sociale, è piuttosto chiaro: rispetto dei contratti di lavoro, valorizzazione delle risorse umane, trasparenza nella gestione, correttezza di rapporti con la pubblica amministrazione, gestione democratica e partecipata, e naturalmente sicurezza dei luoghi di lavoro: sono i più basilari ‘principi-cardine’ del nuovo codice etico per le cooperative sociali messo a punto da Palazzo Balbi.
“E’ uno strumento in più che la Regione Veneto offre alle cooperative di tipo A e di tipo B –ha spiegato l’assessore al sociale Manuela Lanzarin, che presiede la Commissione regionale sulla cooperazione sociale che ha elaborato il codice – per qualificare la propria azione e aumentare i livelli di controllo e di trasparenza. Il mondo della cooperazione sociale riveste un ruolo fondamentale nel sistema di welfare e nel promuovere sviluppo e coesione nelle nostre comunità. A condizione, però, che sappia conservare la propria identità mutualistica e tener fede ai principi-base di trasparenza gestionale, partecipazione democratica, legalità e rispetto e valorizzazione delle persone, siano essi soci, collaboratori o utenti. La Regione ha promosso questo schema di codice etico per aiutare le cooperative sociali ad essere fedeli alla propria ‘mission’ e contrastare possibili episodi di falsa cooperazione e di concorrenza sleale. Lo scopo è quello di aiutare un mondo che impiega 25 mila addetti e 2500 persone svantaggiate attraverso la forma dell’inserimento lavorativo e vale ogni anno oltre 700 milioni di fatturato a svolgere al meglio il proprio ruolo che non è solo economico in senso stretto, ma ha una grande e irrinunciabile valenza sociale, pecie sul fronte dell’integrazione sociale e lavorativa di persone svantaggiate ”.
Le 820 cooperative sociali (470 di tipo A che gestiscono servizi socio-sanitari ed educativi, 208 di tipo B che svolgono attività agricole, industriali, commerciali o di servizi finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, 33 consorzi di cooperative e 109 cooperative sociali che svolgono sia attività di tipo A che di tipo B ) potranno aderire al Codice etico su base volontaria.
“La scelta di sottoscrivere i principi della nuova carta regionale – sottolinea la Lanzarin – rappresenterà un distintivo, una sorta di ‘bollino’ di garanzia per clienti, fornitori, volontari, amministratori, enti pubblici o altri partner economici o sociali dell’attività della cooperativa.”
Lo schema proposto (che potrà essere adattato ‘su misura’ dai consigli di amministrazione) ripercorre i principi di riferimento della cooperazione sociale (rispetto e valorizzazione della persona, solidarietà, democrazia, trasparenza, legalità, correttezza responsabilità) e stabilisce norme generali di comportamento, a partire dalla corretta applicazione delle norme contrattuali e dal divieto – per amministratori, responsabili e dipendenti – di accumulare utili non redistribuiti. Impegna, inoltre, la cooperativa a “ripudiare ogni forma di terrorismo, eversione e attività criminale”, ad osservare la trasparenza nelle transazioni commerciali, a tutelare privacy e riservatezza, a rispettare l’ambiente, ad astenersi da comportamenti anticoncorrenziali o da qualsiasi comportamento volto ad ottenere condizioni di vantaggio nelle trattative e negli appalti con gli enti pubblici.
Lo schema di codice etico mette al centro il diritto degli utenti ad essere rispettati, specie se minori o in condizioni di fragilità sociali, e ad essere trattati sempre con cortesia, disponibilità e professionalità. Principi analoghi sono previsti anche nei confronti dei soci e dei dipendenti, dei collaboratori e dei volontari. In particolare l’assunzione di personale e/o il conferimento di incarichi di collaborazione deve avvenire con regolare contratto, nel rispetto della contrattazione collettiva vigente e della disciplina in materia di lavoro per l’impresa sociale.
Le cooperative che adotteranno il codice etico dovranno scegliere e nominare i componenti dei consigli di amministrazione secondo procedure trasparenti; potranno, inoltre, adottare sistemi di controllo interno, affidati ad un organismo di valutazione indipendente, che prevedano anche sanzioni, nel caso di eventuali violazioni, secondo quanto disposto dalle norme giurisprudenziali vigenti.