La tragica morte di Paolo Malerba, il custode 61enne deceduto a gennaio mentre svolgeva il suo lavoro presso l’istituto Mazzotti di Treviso, ha dato inizio a una complessa vicenda legale che coinvolge la sua famiglia, la cooperativa per cui lavorava e il Comune di Treviso.

Malerba, originario di Collepasso (Lecce) e trasferitosi a Treviso nei primi anni ’90 in cerca di lavoro, perse la vita in seguito a una caduta da una scala mentre smontava dei canestri da basket nella palestra dell’istituto. L’incidente, avvenuto il 16 gennaio, vide il custode precipitare da un’altezza di circa due metri e mezzo, subendo un grave trauma cranico che, nonostante due interventi chirurgici, si rivelò fatale.

In seguito a questa tragedia, la famiglia di Malerba ha intentato una causa contro la cooperativa “Pulitori&Affini”, datore di lavoro del 61enne, chiedendo un risarcimento descritto come “molto corposo”. La cooperativa, a sua volta, ha citato in giudizio il Comune di Treviso, cercando di far ricadere su Ca’ Sugana, gestore della palestra e responsabile dell’appalto per il personale, l’onere di un eventuale risarcimento.

Il Comune di Treviso, trovandosi coinvolto in questa catena di responsabilità, ha prontamente trasferito il caso alla sua compagnia assicurativa, la Lloyd’s Insurance Company S.A. L’assicurazione ha accettato di gestire la causa legale, assumendosene le spese, ma ha richiesto al Comune di costituirsi in giudizio. Per la difesa congiunta dell’assicurazione e del Comune è stato incaricato uno studio legale di Milano.

Questa complessa situazione legale si inserisce in un contesto già delicato. Dopo il decesso di Malerba, la Procura aveva avviato ulteriori indagini ipotizzando il reato di omicidio colposo, mentre l’autopsia confermava che la causa del decesso era stato il forte trauma cranico conseguente alla caduta.

La storia personale di Paolo Malerba aggiunge un elemento di profonda umanità a questa vicenda legale. Trasferitosi a Treviso con la speranza di una vita migliore, era stato raggiunto dalla moglie e dalla figlia Marta, e qui era nata la seconda figlia, Serena. Residente nel quartiere di Santa Bona, Malerba aveva inizialmente lavorato come intonacatore, ma problemi ai tendini lo avevano costretto a cambiare settore, portandolo a diventare dipendente della cooperativa di pulizie.