Continuano con grande successo le proiezioni in Fondazione Benetton di film d’autore. Una rassegna cinematografica importante e che permette di far vedere film che altrimenti  non si vedrebbero in televisione o al cinema.

Dopo la proiezione di Miracolo a Milano di Vittorio De Sica, la rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, a cura di Luciano Morbiato (che introdurrà e commenterà tutti i film), con la collaborazione di Simonetta Zanon, proseguirà mercoledì 27 febbraio alle ore 21, nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso, con il film Jimmy’s Hall. Una storia d’amore e libertà di Ken Loach (Gran Bretagna, Irlanda, Francia, 2014, durata 105’).

I cinque titoli in programma nel ciclo, raccontando di città e villaggi, periferie, enclave urbane, quartieri operai e edifici-alveare, ci fanno riflettere sulla vita degli aggregati sociali che li abitano, compresi i loro conflitti, e sulle loro trasformazioni.

La vicenda al centro del film di Ken Loach testimonia l’impegno civile che ha animato il regista e il suo collaboratore di fiducia, Paul Laverty, autore del soggetto e della sceneggiatura. Dopo L’agenda nascosta, che racconta la lotta dell’IRA nell’Irlanda del Nord all’epoca del governo della Tatcher, e Il vento che accarezza l’erba, ambientato negli anni della guerra per l’indipendenza e della successiva guerra civile (tra il 1919 e il 1923), il regista inglese torna alla storia dell’Irlanda del primo Novecento per rendere omaggio a un protagonista della lotta per l’emancipazione popolare, fatta anche attraverso la conquista della cultura.

Nel “locale di Jimmy” (nella realtà, la Pearce-Connolly Hall) si ballava, finché gli occupanti inglesi non hanno deciso di chiuderlo, perciò quando Jimmy Gralton ritorna dall’esilio negli Stati Uniti e vuole riaprirlo per farne un luogo di incontro per la comunità irlandese, avrà contro anche la chiesa locale, timorosa delle occasioni di peccato per la gioventù (siamo nel 1921, ma negli anni ’50 in Veneto era lo stesso). Anche nel controllo del tempo libero, ci ricorda il cinema politico di Ken Loach, si esercita il costante, capillare esercizio del potere, repressivo o censorio: nel “capannone di lamiera”, infatti, non si va solo a ballare (incantevole la danza solitaria di Jimmy e Oonagh, che ha strappato un lunghissimo applauso al Festival di Cannes), ma alla lavagna si scrive nell’antica, proibita lingua gaelica o si può fare allenamento di boxe, insomma si può essere liberi.

La rassegna proseguirà mercoledì 13 marzo alle ore 21 con Un uomo tranquillo di John Ford (USA, 1952, 130’) Come il protagonista (interpretato da un torreggiante John Wayne), anche Ford si volge all’Irlanda delle sue origini e riesce a realizzare un capolavoro di leggerezza e di umorismo (premiato con l’Oscar per la regia e per la fotografia).

Mercoledì 27 marzo alle ore 21 sarà la volta di Still Life di Jia Zhang-ke (Cina, 2006, 108’). Sul lunghissimo corso dello Yangtze, il maggior fiume della Cina (e dell’Asia), si sta costruendo una diga altrettanto grandiosa: il progetto delle Tre Gole, che fornirà energia alle città e alle fabbriche cinesi, ma che prevede il sacrificio di intere comunità lungo le rive, sommerse dal lago dello sbarramento. Il regista Zhang-ke (Leone d’oro a Venezia nel 2006) ha scelto le storie di due persone tra le molte che vengono letteralmente travolte da questa impresa.