Tra dipendenti comunali in rivolta, spoil system, Fondazione Musei Civici ormai tutti sembrano avercela contro Brugnaro. [s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]

Apriti cielo quando, tra le tante proposte, è venuta fuori quella di cedere la Fondazione Bevilacqua la Masa, uno dei lasciti più preziosi e antichi di Venezia. Le voci di protesta sono diventate un uragano. In giunta bagarre assoluta. Tutto annullato, urla tra i banchi, opposizione schierata contro il Sindaco.

No al dialogo. Ormai muro contro muro; Sindaco e Giunta da una parte,  dipendenti comunali dall’altra, spalleggiati da pentastellati e PD. Tregua armata o patto? Nemmeno per sogno. A Venezia ormai è lotta dura e senza quartiere. Il problema? Poco importa che siano quelli che lavorano a Ca’ Farsetti che chiedono lumi sulla mancata erogazione della retribuzione integrativa e ancora meno se interviene l’opposizione. Per capire che aria tira basta pensare che in un Consiglio comunale teso e polemico che aveva al centro l’assestamento di bilancio, tra urla, squilli di tromba e proteste si è levato il grido «Brugnaro vai a casa»; prima volta dopo un anno a Ca’ Farsetti.

O non saranno mica i dipendenti della Fondazione Musei Civici – proprietà comunale – che hanno proclamato due giorni di sciopero? L’accusa? Non applicare, in vista del nuovo appalto dei servizi museali, la clausola di salvaguardia che ne garantirebbe, la riassunzione, tanto che sono affluiti a Ca’ Farsetti centinaia di lavoratori, in arrivo dall’assemblea generale dei comunali al Malibran, e di altri cittadini, come gli artisti che protestano per il ridimensionamento annunciato della Fondazione Bevilacqua La Masa.

Ebbene si, spuntano anche i cartelli polemici. Toccare La Masa? Ma scherziamo? Sarebbe come togliere il campanile.  Ma il sindaco non ci sente e non si limita solo a far rimuovere dall’aula i cartelli polemici con la scritta «Iscriviti all’Umana e avrai vita sana», ma fa bloccare buona parte dei manifestanti  da un cordone di agenti della Digos e della polizia municipale. «Non si tratta» urla inferocito Brugnaro.

Avanti così.

«Non arretro di un centimetro – ha detto – perché ora facciamo una riorganizzazione del Comune a favore dei cittadini e anche dei lavoratori. Ovviamente, quando cominci a fare le cose, probabilmente trovi anche delle resistenze. Quante siano queste resistenze, credo che siano visibili a tutti. Visto che probabilmente serve un po’ di manodopera che venga a fare “casino” in Comune, hanno messo insieme anche i dipendenti dei Musei Civici, che preventivamente fanno uno sciopero di due giorni, sei mesi prima che facciamo le gare, dicendo che è meglio colpire il Comune oggi che ha grossi incassi a Palazzo Ducale, piuttosto che aspettare settembre-ottobre, e chiedendo addirittura di non utilizzare le leggi e il Jobs Act. Il problema era che mancava un’organizzazione al Comune. Vogliamo dare un segnale di efficienza, vogliamo tornare a fare una città che sia a misura di cittadino. Se qualcuno pensa di voler continuare a difendere i suoi interessi particolari, sindacali, di sue lobby politiche, sono problemi suoi».

Fondazione Bevilacqua La Masa. L’istituzione resta ma le nomine spetteranno soltanto al sindaco

Ma arriviamo alla Bevilacqua. Passano ore di consiglio comunale, finchè i membri del Comune si sono espressi in merito all’autonomia della Fondazione lagunare. Attenzione però! L’istituzione non sarà soppressa, ma il suo regolamento subirà importanti modifiche. L’epilogo (?) solo a fine luglio. Dopo l’iniziale volontà del Comune di procedere alla soppressione dell’Istituzione votata all’arte contemporanea e il dietro-front compiuto dallo stesso Comune in seguito, le sorti dell’ente culturale sembrano decise. In seguito a una lunga discussione tra consiglieri e assessori (Brugnaro assente. Mistero?) il consiglio ha approvato la delibera che prevede il mantenimento del ruolo istituzionale della Fondazione, ma anche una decisa serie di cambiamenti al suo regolamento.

Le decisioni

«In pratica – come sottolineato dall’assessore al Bilancio Michele Zuin – la delibera, approvata, implica il ridimensionamento del numero dei membri del Consiglio di Amministrazione, che passeranno da 7 a 3 e che saranno nominati esclusivamente dal sindaco, tra personalità anche di comprovata competenza in ambito artistico e culturale. Questa scelta, pur mantenendo in vita l’autonomia istituzionale della Fondazione, implica una netta inversione di tendenza rispetto alle modalità elettive finora, il cui Consiglio di Amministrazione era composto da individui proposti dai tre istituti universitari cittadini – IUAV, Ca’ Foscari e Accademia di Belle Arti – e dalle tre maggiori sigle sindacali – CGIL, CISL e UIL. A partire da tale rosa, il sindaco era chiamato a nominare il Presidente e i Consiglieri. D’ora in poi, un sistema di vent’anni fa, che non ha più ragione di esistere non esisterà effettivamente più, lasciando spazio a una nuova pratica che delega al sindaco il pieno controllo del CdA di un’istituzione cara alla città e ai “suoi” artisti che, negli scorsi giorni, hanno dimostrato la propria preoccupazione verso le sorti della Fondazione».

Il presente e il futuro

Non passano inosservati, infatti, i numeri totalizzati dalla petizione Salviamo Bevilacqua La Masa lanciata su change.org da Venezia: le firme raccolte sono oltre 3000. In attesa di conoscere, nel concreto, le future scelte compiute da Luigi Brugnaro, ci chiediamo: la Fondazione Bevilacqua La Masa è davvero salva?

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