In tempi di pandemia, la memoria storica corre a rivisitare i numerosi contesti, da catastrofi sanitarie o ambientali a crisi socio-politiche, in cui individui e gruppi hanno trovato in una varietà di forme di gioco e d’intrattenimento una risposta.

È questo il tema al centro del seminario di studi Gioco e crisi. Ludicità, sfide ambientali e contrasti sociali fra medioevo ed età moderna che la Fondazione Benetton Studi Ricerche organizza sabato 5 novembre nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso (e in streaming sul canale YouTube della Fondazione), nell’ambito delle sue attività di ricerca, documentazione ed edizione dedicate alla storia della ludicità.

Dalla fuga da città appestate per raccontarsi novelle e danzare, allo sfogo delle tensioni sociali nelle battagliole e nella festa carnevalesca, il gioco ha rappresentato non solo un divertimento e una distrazione, ma anche una risorsa e una via d’uscita.

Nel contesto sociale, gioco e conflitto si sono rispecchiati e hanno variamente interagito. Nella tradizione della medicina umorale, la gioia che procura il partecipare o assistere a spettacoli mantiene in salute, o aiuta a recuperarla.

Il seminario, che coinvolgerà in due sessioni (ore 10-13 e 14.30-17.30) studiosi europei di varie discipline ‒ storici, storici dell’arte e della letteratura ‒ intende esplorare un certo numero di storie che illustrino questi rapporti in una pluralità di contesti culturali.

Se alla fine dell’evo antico la crisi crescente (sanitaria, politica, sociale ecc.) era accompagnata da un bisogno maggiore di gioco, strumento di propaganda del potere sovrano, ma al contempo di coesione sociale, al mutare dei tempi e delle emergenze, altre si rivelavano le interazioni e connessioni con l’attività ludica.

Dalle pugne cittadine che nascondevano un sostrato sociale perturbato o ne incanalavano la violenza, ai giochi circensi della Roma antica per celebrare i trionfi sui barbari o sugli usurpatori del trono imperiale. Dai palii rinascimentali, ormai fenomeno di cultura sportiva attentamente regolamentato, e tuttavia oggetto di contestazioni e conflitti fra vincitori e vinti, al “gioco” del novellare per antonomasia (Decameron), che, nelle intenzioni dell’autore, non si dava come mero intrattenimento, ma proponeva, rispetto all’annichilimento dell’individuo e alla disgregazione sociale, l’esempio di una “civile sodalitas”, di un orientamento morale.

«Questo convegno», spiega Alessandra Rizzi, Università Ca’ Foscari di Venezia, membro del Comitato scientifico di «Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco» della Fondazione Benetton Studi Ricerche e cocuratrice con Gherardo Ortalli e Alessandro Arcangeli del seminario, «nasce pensando all’attualità. L’esigenza di indagare nel passato, scaturisce sempre da un interesse della vita presente, da un’urgenza contemporanea. La pandemia e i suoi disastri e disagi ‒ sanitari, sociali ed economici ‒, la crisi degli equilibri politici globali, le guerre… ci hanno portato, quasi naturalmente, a ragionare sul tema della crisi, e si è scelto di affrontarlo attraverso il gioco, che è uno degli interessi primari della Fondazione».

Al seminario seguirà la consegna dei Premi Gaetano Cozzi per saggi inediti di storia del gioco 2022, assegnati annualmente dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche a giovani studiosi di qualsiasi nazionalità, per nuovi studi, in forma di contributi originali nell’ambito della storia della ludicità, dal tempo libero alla festa, dal gioco allo sport, nelle diverse epoche storiche e nei diversi contesti geopolitici.