Dal 2004 programmi di prevenzione con 5.800 interventi nelle scuole e 82.000 studenti coinvolti

 

“La giornata mondiale di oggi ci ricorda che anche in tempo di pandemia da Covid-19 non bisogna abbassare la guardia contro l’HIV. In questo ambito, i dati ci confermano che anche nel Veneto sono stati fatti progressi significativi dagli anni ‘90, ma rimane ancora un problema globale di salute pubblica e come nella lotta a altre importanti patologie è necessario uno sforzo ulteriore nonostante l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus”.

Così l’Assessore alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin, commenta il quadro regionale del contrasto all’HIV che di consueto viene illustrato per la Giornata nazionale contro l’AIDS che si celebra il 1 dicembre.

“Nella nostra Regione – spiega l’assessore alla Sanità – un’importante strumento di prevenzione e di contrasto all’HIV e alle malattie sessualmente trasmissibili è la ‘Peer Education’, programma finalizzato a promuovere corretti stili di vita in modo da contrastare i fattori di rischio per l’HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili, attraverso la trasmissione di conoscenze e di esperienze. Dal 2004 ad oggi nelle nove Aziende ULSS venete i peer formati sono stati circa 7.000, con 5.800 interventi da loro effettuati nelle scuole coinvolgendo più di 82.000 studenti degli istituti superiori di secondo grado”. 

 

 

Dagli ultimi dati dell’indagine HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) del 2018, nel Veneto risulta una percentuale maggiore di quella nazionale di quindicenni (74,3% anzichè 69%) che dichiarano di utilizzare come metodo contraccettivo il preservativo. Tra i maschi l’80,5% (contro il 70,9% nazionale), affermano di utilizzarlo come protezione contro le malattie sessualmente trasmissibili. 

“Ci si augura – prosegue l’Assessore – che anche gli interventi di promozione della salute perseguiti negli ultimi quindici anni, come previsto dal Protocollo che ha unito Scuola e Regione nella programmazione, abbiano contribuito a dati epidemiologici più incoraggianti del passato, e che siano di buon auspicio per proseguire questa linea di lavoro”.  

A livello regionale, infatti, l’incidenza nel Veneto è in linea con quella nazionale, mostrando una riduzione delle nuove diagnosi HIV, tendenziale dal 2012. Il dato del 2019 parla di circa 5,5 ogni 100.000 residenti e interessa tutte le modalità di trasmissione. Sempre l’anno scorso, l’incidenza più elevata di nuove diagnosi si riscontra nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni.  Diversamente dagli anni precedenti, in cui la modalità di trasmissione più frequente era attribuita a rapporti eterosessuali, nel 2019 la quota di nuove diagnosi HIV riferibili a maschi che fanno sesso con maschi è, per la prima volta, pari a quella riguardante rapporti etero. Dal 2016, poi, si osserva una diminuzione del numero di nuove diagnosi HIV in stranieri. Dal 2017, invece, aumenta la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV: nel 2019 i due terzi dei maschi eterosessuali e oltre la metà delle femmine con nuova diagnosi. 

Nel 2019, un terzo delle persone con nuova diagnosi HIV ha scoperto di essere positivo a causa della presenza di sintomi o patologie correlate. Il numero di decessi in persone con AIDS negli ultimi anni è rimasto stabile. 

“L’OMS invita ad investire per una continua innovazione e integrazione dei servizi dedicati, in modo da rafforzare la presa in carico dei pazienti anche durante la pandemia con l’obiettivo finale dell’eradicazione dell’HIV entro il 2030 – conclude Lanzarin -. Il Veneto è impegnato in questa battaglia.

L’assistenza ai pazienti con infezione da HIV è affidata ai Centri di Malattie Infettive dislocati nei capoluoghi di provincia e in due altri centri locali. In queste strutture è possibile fare il test per HIV in modo anonimo senza impegnativa del medico di medicina generale. Inoltre, vengono presi in carico i pazienti con infezione documentata. La privacy dei pazienti è assicurata secondo quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale una volta documentata l’infezione. Naturalmente, è prevista l’esenzione della quota di partecipazione che rende le procedure diagnostiche e terapeutiche esenti da pagamento.