L'ex Alcoa
L'ex Alcoa

Chiesto il giudizio diretto per il capo cantiere per un grave infortunio occorso a un operaio sandonatese all’ex Alcoa.

E’ sopravvissuto all’ennesimo, evitabile infortunio sul lavoro, ma a caro prezzo, ritrovandosi con una pesante invalidità permanente e nell’impossibilità di fatto di continuare a svolgere la sua attività di elettricista.

Ora però L. F., 61 anni di San Donà di Piave (Ve), assistito da Studio3A, potrà almeno ottenere un po’ di giustizia e, si spera, un congruo risarcimento. A conclusione delle indagini preliminari sul relativo procedimento penale per il reato di lesioni personali colpose gravi, con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche, il Pubblico Ministero della Procura di Venezia, dott. Giovanni Gasparini, ha disposto la citazione diretta a giudizio per M. B., 55 anni, di Oderzo, in qualità di responsabile del cantiere “incriminato”: dovrà comparire il 24 aprile 2023 davanti al giudice monocratico lagunare.

Il rovinoso incidente è successo più di quattro anni fa, il 18 dicembre 2018, allo stabilimento dell’Alcoa Servizi di Fusina (Ve). Il sessantunenne era dipendente, con qualifica di operaio elettricista manutentore di impianti, della Sbp Termeidrualica srl con sede legale ad Annone Veneto (Ve) e sede operativa a Montegrotto Terme (Pd), che doveva eseguire, in subappalto da un’altra impresa di Mestre, dei lavori sugli impianti elettrici all’Alcoa. Come da indicazioni aziendali, l’addetto ha raggiunto lo stabilimento di Fusina e, alle 14, dovendo operare sui cavi elettrici che correvano nel controsoffitto di uno dei locali della fabbrica, a 3,2 metri di altezza (doveva collegare elettricamente le lampade e le scatole poste nella controsoffittatura), è salito su un trabattello che aveva trovato già pronto, ma giunto al secondo livello, a causa della tavola di legno troppo stretta, larga solo 30 centimetri, predisposta sul ponteggio a ruote e su cui ha poggiato il piede, ha perso l’equilibrio ed è caduto rovinosamente da quasi due metri, schiacciandosi completamente il braccio sinistro e rimanendo dolorante a terra in un lago di sangue.

Soccorso da un collega che si trovava nella stanza accanto e che ha dato l’allarme, il lavoratore è stato condotto in ambulanza all’ospedale dell’Angelo e per lui è iniziato un lungo calvario: ha riportato la frattura esposta pluriframmentaria scomposta dell’epifisi distale dell’omero e quella del collo del capitello radiale, la frattura-distacco dell’olecrano, nonché la profonda e complessa lesione dei nervi di praticamente tutto l’arto superiore sinistro, con conseguente deficit motorio nervo ulnare e radiale. E’ stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico con inserimento di placche, viti e fili metallici ed è rimasto ricoverato per più di un mese, venendo dimesso il 28 gennaio 2019. E da lì è iniziato il lento e doloroso processo di rieducazione del braccio, con tanta fisioterapia: ha avuto riconosciuta dall’Inail un’inabilità lavorativa di ben 193 giorni per una prognosi complessiva di 239 giorni. E, purtroppo, ha recuperato solo in parte la funzionalità dell’arto: gli è residuata un’invalidità permanente nell’ordine del 40 per cento e, quel che è peggio, non sarà più in grado di svolgere la sua attività manuale abituale di idraulico ed elettricista.

La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo sul grave incidente in seguito alla segnalazione dello Spisal dell’Asl 3 Serenissima e anche alla denuncia querela presentata dalla vittima che, per essere assistito, attraverso il responsabile della sede di San Donà di Piave, Riccardo Vizzi, si è affidato a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e della tutela dei diritti dei cittadini. Il dott. Gasparini, vagliati i primi rapporti degli ispettori, ha iscritto nel registro degli indagati il capo-cantiere e direttore tecnico della Sbp Termeidraulica, M. B., 55 anni, di Oderzo, e ora, a conclusione dell’inchiesta che ha portato alla luce gravi violazioni, ne ha disposto il processo. Gli si imputa, per citare il decreto di citazione diretta a giudizio, “colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e nella violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”, e in particolare “di non essersi assicurato che il giorno dell’infortunio il trabattello utilizzato dal lavoratore e messo a disposizione della Sbp Termeidraulica fosse allestito in conformità alle norme in materia antinfortunistica in modo da assicurare la stabilità del lavoratore impegnato in lavorazioni in quota”. Infatti, “a causa del mancato corretto inserimento del secondo piano di lavoro di legno sulle alzate laterali del ponteggio e della conseguente mancata stabilità necessaria per il tipo di lavorazione da effettuare, L. F. perdeva l’equilibrio e cadeva sul pavimento da un’altezza di 1,73 metri” conclude il magistrato: per inciso, ad aggravare l’episodio, nei giorni precedenti anche un collega del lavoratore sarebbe caduto dallo stesso trabattello, per fortuna senza conseguenze gravi.

Un punto fermo importante per l’operaio infortunato, non solo dal punto di vista penale, che si confida possa sbloccare anche l’iter risarcitorio dato che l’azienda per la quale lavorava, nonostante le ripetute richieste danni di Studio3A, non ha sin qui liquidato al suo dipendente un solo euro, al punto che il lavoratore, dopo tutto ciò che ha patito, è stato costretto e si sta apprestando anche ad avviare una causa civile.