“Tornano i casi di vendite porta a porta scorrette nella provincia di Venezia: con la scusa di una semplice firma su una ricevuta di ricezione di un catalogo o di una tessera-sconto, si attiva un contratto dove l’ignara vittima s’impegna a pagare cifre che possono arrivare anche a 7 mila euro”.
Lo denuncia la presidente di Adiconsum Cisl Venezia, Jacqueline Temporin, a margine dell’incontro avvenuto giovedì 27 aprile a Marghera per affrontare la questione truffe a danni di anziani.
“Impariamo a difenderci”
“Impariamo a difenderci” era il titolo dell’iniziativa, dove hanno partecipato Ivano Morassut della Fnp Cisl Venezia, l’assessore alla Coesione sociale del Comune di Venezia, Simone Venturini, il presidente della municipalità di Marghera, il parroco della chiesa di San Pio X, don Filippo Benetazzo, Teodoro Marolo, e l’educatore del progetto “Ocio Ciò!”, Flavio Cristofalo. Come ha riportato quest’ultimo durante l’incontro – a cui ha partecipato una cinquantina di persone – tra i luoghi dove fare maggiore attenzione c’è la fermata del tram di piazzale Cialdini a Mestre, snodo della mobilità della terraferma con migliaia di passeggeri. La fascia oraria più a rischio va dalle 11 alle 12, soprattutto nei giorni di mercato, con gli ignoti pronti a colpire quando la vittima sta scendendo dal mezzo pubblico: è considerato il momento propizio, perché se il colpo fallisce, hanno tempo e modo di dileguarsi.
I raggiri a danni di anziani
Ma i raggiri verso i più fragili continuano a essere quotidiani e, dopo due anni di pandemia dove i “margini di manovra” sono stati ridotti, come segnala Adiconsum Cisl Venezia, tornano a farsi vedere i venditori porta a porta. Trattasi della cosiddetta “truffa da catalogo”, dove spesso chi suona al campanello è un giovane bravo e scaltro nell’incantare le vittime che, il più delle volte, li fanno entrare in casa per scambiare due chiacchiere: se al primo appuntamento il confronto è amichevole, nel secondo si intima il malcapitato all’acquisto. E con una scusa, lo si fa firmare, indicendo la vittima a non dare peso all’accaduto.
Raggiri porta a porta: un caso
Invece, nell’ultimo caso seguito proprio da Adiconsum Cisl Venezia, una donna di Venezia ha firmato involontariamente un contratto con una società di Bologna. Il documento avrebbe dovuto consentire la libera fruizione di pacchetti viaggi, a mezzo catalogo, a prezzi davvero molto vantaggiosi. Purtroppo non era così, perché un rappresentante della stessa azienda emiliana si è recato di nuovo in casa della malcapitata, affermando che con la sottoscrizione dello stesso, c’era l’obbligo d’acquisto, minacciando azioni legali. L’uomo lasciava aperta una possibilità di cambio, effettuando un ordine di alcuni articoli per 4 mila euro per poter uscire dal circuito d’acquisti e non aver più alcun altro obbligo di spesa. Così la donna, presa dal panico, ha fatto il pagamento, firmando un ordine d’acquisto di un materasso e di un set di pentole in acciaio per un totale di 4 mila euro: 3 mila euro (con un assegno), i restanti mille in contanti.
Ricevuta immediatamente la merce, la donna si è insospettita e si resa conto di essere stata vittima di un raggiro. E si è rivolta all’Adiconsum Cisl Venezia per far valere i propri diritti, chiedendo la risoluzione del contratto: i margini d’intervento ci sono.
Come prevenire
“Per difendersi – ricorda la presidente di Adiconsum Cisl Venezia Jacqueline Temporin – è bene ricordare di leggere sempre bene ciò che si sta firmando, non cadendo nel tranello del “basta una firmetta qui”. Inoltre bisogna farsi rilasciare sempre una copia di quanto firmato e non versare alcuna caparra». Anche dopo aver sottoscritto il contratto, ci sono le soluzioni per rimediare.
Che cosa fare dopo
“Intanto non bisogna far entrare in casa venditori porta a porta – aggiunge Temporin – e anche se ci “scappasse” la firma, non è mai troppo tardi per rimediare. Infatti il Codice del consumo prevede la possibilità di recedere dal contratto entro 14 giorni o 30 giorni dal ricevimento della merce e, in ogni caso, anche dopo la prima scadenza è possibile contestare il contratto-truffa per annullarlo, facendo leva sull’assenza di volontà da parte della vittima del raggiro”.