La Camera caccia Galan. Non è più parlamentare; il vicentino Secco pronto a subentrare. Brunetta: «È stato un abominio ora vediamo cosa dice l’Europa»

M5S
Da padovano a padovano: nella dichiarazione di voto che pronuncia a Montecitorio a nome del Movimento Cinque Stelle, Marco Brugnerotto, non fa sconti a Giancarlo Galan: ex governatore del Veneto, ex ministro e, dalle 20.11 di ieri sera, anche ex deputato. Se il collega di gruppo, Davide Crippa, si era rivolto al “signor Galan”, Brugnerotto si dichiara convintamente a «favore della definitiva decadenza del “dottor Galan” dalla qualifica di deputato. Il suo intervento interpreta «il pensiero unitario dei gruppi del M5S di Camera e Senato, dei nostri consiglieri regionali e di tutti i nostri consiglieri comunali del Veneto».

Il sistema Mose
A beneficio di chi, in Parlamento, abbia sentito solo distrattamente parlare del “sistema Mose”, Brugnerotto ricorda che i coinvolti sono 49: «Una vera e propria università del crimine – insiste l’alfiere del M5S – ha continuato e continua a distruggere e coprire d’asfalto e cemento il Veneto». E giù l’elenco delle grandi opere , “devastanti follie”: il Mose, le mega-navi turistiche, il terminal container davanti a Malamocco, le duplicazioni delle piste del Marco Polo, il passante di Mestre “mai completamente finite, la Pedemontana Veneta, la Romea commerciale”.

I compagni di partito
Di segno diametralmente opposto il commento dell’onorevole Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, che ha espresso il suo “no” alla decadenza: «Noi abbiamo votato fermamente no. Questo è un vero e proprio abominio giuridico. Io mi chiedo: cosa succederà quando la Corte europea dei diritti dell’uomo darà torto al Parlamento italiano? Applicando la legge Severino, è stato violato un principio cardine del nostro ordinamento: nullum crimen nulla poena sine lege. Nessuno può essere punito in forza di una legge che non era ancora entrata in vigore quando sono stati commessi i fatti contestati». Il senatore-avvocato Niccolò Ghedini preannuncia il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Dalla fine di una carriera politica all’inizio di una nuova avventura. Oggi infatti sarà il «primo giorno di scuola» per Dino Secco, coordinatore provinciale di Forza Italia a Vicenza, che a Montecitorio potrà accomodarsi sullo scranno 535 da cui è stato sfrattato Galan. «In particolare – anticipa Secco, di Solagna – voglio portare alla Camera il mio contributo sui temi del turismo e della riforma delle Province. Credo che la legge Delrio sia ampiamente perfettibile. Io mi rimbocco le maniche».

Gli altri pareri
Alessandra Moretti, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, si limita a un telegramma: «Finisce così una delle pagine più brutte della politica veneta». Alessandro Naccarato, deputato del Pd, spiega il suo sì: «È la prima applicazione alla Camera di una legge che a suo tempo ho votato convintamente. A mio avviso è un buon esempio di legge positiva. Le perplessità sollevate in aula? La Consulta ha già chiarito che la decadenza non è una pena. E l’onorabilità è un pre-requisito per chi si è proposto ai cittadini per rappresentarli». Se Galan non commenta («mi scuso, ma non posso rilasciare dichiarazioni al telefono»), il suo legale Antonio Franchini sottolinea che «il Parlamento ha applicato la legge Severino in maniera retroattiva».

Gian Nicola Pittalis

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