La Guardia di Finanza da tempo ha intensificato anche nella Provincia di Pordenone l’attività di intelligence e contrasto dei traffici illeciti. Nel corso di due distinte attività di controllo gli uomini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e della Compagnia di Pordenone rinvenivano, all’interno di due esercizi commerciali di sartoria e vendita di biancheria, con sede nel capoluogo e a Sacile, un centinaio di mascherine facciali in tessuto con impressi marchi contraffatti di note griffes di moda (Louis Vuitton, Gucci, Fendi, Burberry, Versace, Valentino, Dior). Dopo aver sequestrato le mascherine contraffatte, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno effettuato gli opportuni approfondimenti documentalitesi ad individuare la fonte di “approvvigionamento” dei due esercizi commerciali, scoprendolo in una società di capitali con sede a Fossalta di Piave, attiva nel commercio di tessuti. Informata dell’attività, la Procura della Repubblica di Pordenone disponeva, nell’immediatezza dei fatti, la perquisizione della società fornitrice, all’esito della quale venivano rinvenuti, dai militari della Guardia di Finanza delegati all’esecuzione, oltre 160 metri di tessuti con impresse le stesse false griffes, anche questi sottoposti a sequestro, che venivano utilizzati per realizzare i citati prodotti commercializzati. i titolari delle due attività commerciali pordenonesi e il rappresentante legale della società con sede nella provincia di Venezia sono ora indagati dalla Procura della Repubblica di Pordenone per introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e per ricettazione | loghi delle note case di moda riportati nel tessuto, palesavano una qualità di riproduzione particolarmente elevata tale da renderli difficilmente distinguibili da quelli originali. Le mascherine facciali prodotte con tale tessuto venivano poste in vendita a 10 euro al pezzo, ovvero, in alcuni casi, quasi 20 volte inferiore a quello dei prodotti originali. | risultati di servizio si inquadrano nella “lotta” che la Guardia di Finanza svolge per limitare gli effetti distorsivi del fenomeno “contraffazione”, che sono molteplici e incidono su differenti interessi, pubblici e privati. La “contraffazione” provoca per le imprese un danno economico derivante dalle mancate vendite, dalla riduzione del fatturato, dalla perdita di immagine e di credibilità. Determina, altresì, un danno e/o un pericolo per il consumatore finale, connesso alla sicurezza intrinseca dei prodotti, in quanto viene svilita la funzione tipica del marchio, che è quella di garantire l’origine commerciale dei prodotti. I consumatori sono in definitiva le vittime, più o meno consapevoli, di tali fenomeni: i prodotti contraffatti sono infatti fabbricati solitamente nel più completo disprezzo delle norme sulla sicurezza volte a salvaguardare gli utenti finali, salute compresa.