Un assegno pre-natale, sin dai primi mesi della gravidanza per sostenere i costi legati all’attesa e alla nascita di un bebè. L’avvio, in fase sperimentale, di accessi gratuiti ai nidi, con priorità per le famiglie più in difficoltà o con disabili a carico. Incentivi e fondi speciali per le amministrazioni comunali che introducano orari flessibili nei servizi per la prima infanzia aiutando così i genitori a conciliare famiglia e lavoro e che offrano servizi a tariffa scontata per i nuclei familiari con figli orfani di uno o di entrambi i genitori. E poi, un fondo regionale per le famiglie monoparentali, cioè i genitori soli, vedovi, separati o divorziati, in difficoltà economica. E ancora: sportelli e centri per la famiglia, dove le coppie con figli possano trovare un punto di riferimento e di mediazione familiare nei momenti di difficoltà, sia relazionale che materiale.
Sono i contenti del disegno di legge approvato dalla Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore al sociale e alla sanità Manuela Lanzarin, e già inviato al Consiglio perché sia esaminato con procedura d’urgenza e diventi legge al più presto.
“Il calo delle nascite e la fragilità della famiglia sono la prima grande emergenza sociale del Veneto – dichiara l’assessore Lanzarin – In poco più di un decennio il Veneto ha perso quasi 10 mila neonati l’anno. Se le culle restano vuote e le famiglie si fanno sempre più sottili e fragili, la prospettiva non può che essere quella del declino demografico, sociale, culturale ed economico. Ecco perché vogliamo investire risorse nel sostegno alla natalità e alla genitorialità, aiutando i genitori e le comunità ad essere accoglienti verso le nuove vite, sin dal loro concepimento. La novità dell’assegno pre-natale è pensata infatti per aiutare ad accogliere la vita nascente sin dai primi mesi di gravidanza. Ma il disegno di legge ha il respiro di una ‘legge quadro’ perché intende mettere al centro la maternità e la paternità in tutte le fasi della vita agevolando i nuclei familiari, in particolare quelli più in difficoltà, nell’affrontare la sfida di generare, crescere ed educare i figli”.
L’impianto legislativo dei 21 articoli del testo di legge prevede un piano triennale di programmazione (“per dare organicità e continuità alle politiche e alle relative risorse”, sottolinea l’assessore) con relativa ‘cabina di regìa’, composta dagli assessori competenti, dal dirigente regionale dei servizi sociali e da 2 rappresentanti dei Comuni, 1 delle Ulss e 3 degli organismi di rappresentanza delle famiglie.
La dote economica messa in campo dalla Regione per il primo anno ammonta a 4,5 milioni di euro. Nella dote finanziaria della legge veneta per la famiglia confluiscono alcuni interventi già avviati nel corso di questa legislatura: gli aiuti per i genitori soli, vedovi, separati o divorziati, con figli a carico; e quelli per le famiglie numerose a basso reddito, o con parti trigemellari. Misure alle quali sarà garantita continuità nell’ambito della programmazione prevista dalla nuova legge per la famiglia.
“L’obiettivo è quello di creare una cultura di attenzione e di sostegno alla famiglia, mettendo in rete quanto stanno già facendo la Regione, le amministrazioni locali e favorendo alleanze con soggetti economici, associazioni e organismi sociali nel territorio – prosegue l’assessore – La Regione premierà con risorse aggiuntive quei Comuni che sapranno dimostrarsi realmente ‘amici’ delle famiglie con politiche tariffarie agevolate per i nuclei numerosi, con forme di sostegno agli orfani e con sistemi articolati di assistenza genitoriale che promuovano collaborazioni tra servizi pubblici, volontariato e privato sociale”.
Tra gli strumenti operativi previsti dal disegno di legge regionale ci sono gli ‘Sportelli per la famiglia’ (già avviati sperimentalmente in Veneto nel 2016), che facilitano alle famiglie la conoscenza e l’accesso ai servizi del territorio, e la ‘certificazione di riconoscimento familiare’, una sorta di ‘bollino di qualità’ che individuerà quelle organizzazioni pubbliche e private che si impegneranno, su base volontaria, ad erogare servizi a misura di famiglia.
“Non si tratta di una legge-manifesto – conclude l’assessore – né di un provvedimento di mera sommatoria dei contributi regionali già esistenti di cui beneficiano circa 6 mila famiglie in situazione di bisogno: ci interessa, invece, avviare un pensiero nuovo e condiviso nel territorio a sostegno della genitorialità in tutte le sue fasi, per riuscire ad organizzare al meglio risorse e strumenti pubblici e iniziative private in una logica di ‘welfare di comunità’. Solo facendo squadra tra Regione, Comuni, Ulss, operatori dei servizi e associazionismo riusciremo ad intercettare i bisogni, spesso inespressi, di aspiranti genitori e neogenitori e a creare alleanze tra generazioni: perché, come insegna un vecchio adagio, per crescere un figlio non basta una famiglia, ci vuole un intero ‘villaggio’, cioè una rete di famiglie e una comunità attenta e solidale, dove la dimensione familiare sia di casa”.