Il 21 ottobre ad Altivole, una cerimonia di inaugurazione, alla presenza degli amministratori locali, provinciale e regionale, ha dato il via alla tratta trevigiana della famigerata Superstrada Pedemontana. Alle convinzioni del governatore Zaia sulla necessità, dell’opera, sono state opposte contestazioni: l’insofferenza dei comitati di cittadini non è mai venuta meno e viene ribadita a più livelli nelle prime due zone della Marca interessate, cioè Castelfranco e Montebelluna. C’è chi ha presenziato all’inaugurazione con bandiere e striscioni, c’è pure chi ha agito in modo più pesante: un allevatore della zona di San Zenone ha infatti cercato di sfondare il cordone di polizia con il proprio trattore, ed è stato tratto in arresto. Zaia ha cercato di rassicurare gli espropriati, che ancora non hanno ricevuto nulla, ma le obiezioni al progetto coinvolgono aspetti più ampi del semplice risarcimento. Secondo alcuni l’impatto ambientale si prospetta ancor più gravoso alla luce dei dati sul traffico pesante in calo. I residenti delle aree vicino ai previsti caselli chiedono barriere acustiche efficaci, normative anti-rumore (come la riduzione del traffico pesante durante la notte) e la presa in carico pubblica degli eventuali trasferimenti nel caso in cui il sistema di protezione non risultasse efficace. Nella Castellana sono intervenuti i sindaci Cristina Andretta (Vedelago) e Matteo Guidolin (Riese) e le associazioni di categoria per trovare una soluzione che permetta ai proprietari delle aziende A Montebelluna, che secondo il piano dovrà subire importanti modifiche alla viabilità, Bedin di Ecologia e Progresso ha presentato al Ministero dell’Ambiente alcune modifiche atte a ridurre le dimensioni dell’opera utilizzando le rotatorie già previste lungo la Feltrina e a trasformare i sovrappassi in opere di valore architettonico al fine di valorizzare il paesaggio. Già a inizio anno l’eurodeputato Andrea Zanoni (PD) aveva posto l’attenzione sugli aspetti economici della Pedemontana che ha visto aggiungersi al proprio bilancio (di 2,3 miliardi di euro) altri 441 milioni versati interamente dalle casse regionali del Veneto: un contributo interamente pubblico a fronte di scarse garanzie in caso di sospensione o azzeramento del progetto. In tal caso, infatti, la Regione sarà costretta a versare ai due privati che hanno vinto la gara di appalto (Itinere Strutture e Consorzio Stabile Sis) il dieci per cento dei guadagni previsti per i prossimi quarant’anni, anche nel caso che siano i due privati a recedere dal contratto: si parla di circa mezzo miliardo di euro. Zanoni ha anche parlato di conflitto di interessi: l’amministratore delegato di Veneto Strade, società che ha gestito l’opera, ha ricoperto l’incarico di commissario straordinario del governo per la Pedemontana e anche quello di presidente della commissione regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale, incaricata di controllare e autorizzare l’opera. La questione è ben lungi dall’essere risolta. (m.m.)