In tempo di Coronavirus anche la cicoria considerata regina dell’orticoltura veneta si trova più che mai in sofferenza. E’ la coltura principale di Chioggia, il radicchio rosso, uno dei prodotti tipici che fanno del made in italy un vanto in tutto il mondo.
Accade che il prezzo di produzione si aggiri almeno intorno ai 70 centesimi al kg ma in questi primi giorni di raccolta al produttore ne vengano riconosciuti soli 25 centesimi al kg. C’è poi la fase di lavorazione e trasporto, fino ad arrivare alla grande distribuzione che costa in tutto 60 centesimi. Il consumatore finale lo compra in supermercato ad un prezzo che si aggira intorno ai 2 euro. A rimanere schiacciato in questo meccanismo di vendita ormai consolidato è sempre il produttore! E il coronavirus non fa che accentuare il problema visto che i canali Horeca sono del tutto bloccati e anche le esportazioni sono ferme facendo così dimezzare i consumi. Questo incide sulle quantità richieste dai commercianti che arrivano a malapena a 600 quintali al giorno quando normalmente nei mesi di aprile e maggio si raggiungono i 3000 quintali. Non è finita qui, nel senso che i commercianti comprano meno radicchio anche perché i loro frigo sono ancora pieni delle scorte fatte nella precedente raccolta, quella avvenuta da settembre a febbraio scorso e tante volte il radicchio non è chioggiotto ma arriva da altre regioni d’Italia come ad esempio dalle Marche. Ecco che quando il prezzo alla grande distribuzione risulta un po’ più conveniente stiamo parlando di 1,40 euro, spesso il consumatore rischia di mangiare il radicchio vecchio di qualche mese.
Questa è la situazione attuale del radicchio di Chioggia che paga pegno in questo periodo difficile per tutti, ma che è in realtà, una circostanza che si ripete negli anni in cui la speculazione è sempre amara per i produttori. “Serve una soluzione immediata da prendere con urgenza perché è a rischio la sostenibilità del comparto, considerando che il guadagno degli ortolani di Chioggia si fa per un buon 70% nella stagione primaverile; ” afferma il direttore di Coldiretti Venezia Giovanni Pasquali che aggiunge – “ in questo momento difficile, vi è la necessità di un provvedimento che preveda il ritiro dal mercato, di almeno una parte di produzione invernale stoccata, che si stima essere tra i 15000 e 20000 quintali che potrebbe essere donata alle persone indigenti, lasciando cosi spazio e respiro al radicchio in raccolta.”
“In ogni caso, serve comunque un cambio culturale e operativo per aspirare ad un giusto riconoscimento del valore sul mercato del radicchio di Chioggia” sottolinea il presidente di Coldiretti Venezia Andrea Colla che si trova in accordo con Giuseppe Boscolo Palo, presidente del Consorzio del Radicchio Igp di Chioggia e del Mercato Ortofrutticolo di Chioggia – “è necessaria una governance in grado di correggere le distorsioni operative fin’ora riscontrate di assoluta mancanza di regole, tracciabilità e trasparenza”.
Ancora una volta vale la pena dunque di provare ad attuare una misura correttiva e innovativa per difendere il lavoro dei produttori locali, per ridare prospettive all’orticoltura del territorio clodiense, dove il radicchio è la produzione principe.