Lutto nel mondo trevigiano e nel mondo del motociclismo in particolare. E’ scomparsa improvvisamente, a 83 anni,  Bruna Tenni, la figlia di Omobono Tenni, il diavolo nero, motociclista lombardo trasferitosi da piccolo a Treviso e morto in un incidente in moto durante una competizione, nel 1948. A Omobono Tenni è intitolato anche lo stadio Tenni di Treviso e il motoclub Tenni, a Porta San Tomaso. Motoclub con il quale persino Max Biaggi, tesserato con il Tenni, vinse due mondiali. Domani mattina, alle 10 in via Casa di Ricovero, nella chiesa di santa Maria Maddalena a Treviso, i funerali. Le condoglianze al figlio e nipote del grande Omobono Tenni, Dario Persi.

Una storia incredibile quella di Omobono Tenni, che si trasferì a Treviso con la sua famiglia nel 1920, quando aveva solo 15 anni, a Treviso. Qui iniziò un periodo di apprendistato in un negozio di motociclette. A 19 anni aprì il suo negozio di moto e iniziò la sua carriera da motociclista. Vinse la sua prima gara a Postumia il 24 maggio 1924 con una G.D. 125 e da questa data collezionò una serie incredibile di vittorie e record sul giro.

Entrò in Moto Guzzi nel 1933 e la sua prima gara con la Casa di Mandello fu il “Trofeo della Velocità” a Roma sul circuito Littorio con la “Bicilindrica 500” dove fece una tremenda caduta a 180 km/h; si rialzò, ma un guasto alla Moto gli impedì di ripartire.

Poi vittorie e giri veloci sui circuiti e nelle gare più prestigiosi: VeronaPesaroTrevisoGran Premio d’ItaliaPescaraCircuito della Maddalena, la Milano-Roma-NapoliBernaTaranto.

Vinse il campionato italiano classe 500 con la Moto Guzzi negli anni 1934 e 1935

La sua vittoria più celebre fu al Tourist Trophy del 1937 sull’Isola di Man su una Moto Guzzi 250, diventando il primo motociclista non britannico a vincere quella che all’epoca era la gara più famosa al Mondo. Era la seconda volta che ci provava e la Stampa Inglese lo aveva accolto con un titolo “l’Uomo che viene dalla terra dei Cesari”. Dopo aver preso la testa della corsa, cadde al termine del primo giro, perdendo la prima posizione e 35 secondi. Lanciatosi in una rimonta forsennata, chiudendo il 4º giro con 29’8″, riconquistò il comando, ma al settimo e ultimo giro si dovette fermare per cambiare una candela. Nonostante tutto inflisse più di mezzo minuto al secondo arrivato, il campione irlandese Stanley Woods, e 4 minuti e ½ al terzo. Chiuderà in 3 h 32 m 6 s alla media di 74 miglia ora (poco più di 120 km/h). Nello stesso anno, con la vittoria nel Gran Premio motociclistico di Svizzera, conquista il titolo di Campione d’Europa nella classe 250. In una intervista del 1989, Woods dichiarò che secondo lui Tenni era da considerare il miglior pilota di tutti i tempi.[1]

Si fece notare anche nelle corse automobilistiche, partecipando a varie competizioni tra le quali la Mille Miglia del 1936 che vinse nella sua categoria su una Maserati Tipo 4CS 1500[2], il Gran Premio di Montecarlo e il Gran Premio di Germania, sul circuito del Nürburgring, dove riuscì a segnare il miglior tempo sul giro.

Il 27 luglio 1939 fu vittima di un incidente di gara che lo tenne lontano dalle competizioni per molti mesi. Durante le prove sul Circuito del Lario, per evitare l’impatto con un carretto trainato da un asino che transitava sul percorso di gara, sfuggito al controllo degli organizzatori, Tenni uscì di strada precipitando in una scarpata e fratturandosi il piede e il braccio destri. Dopo la pausa della Seconda guerra mondiale riprese nel 1945 con numerose vittorie importanti e conquistò il suo secondo campionato europeo, nel 1947, questa volta nella classe 500. Nello stesso anno vince per la terza volta il campionato italiano classe 500 sempre in sella alla Moto Guzzi.

Il 1º luglio 1948 morì durante le prove del Gran Premio di Berna alla curva Eymatt, sullo stesso circuito alcune ore dopo perse la vita il pilota Achille Varzi.

La salma del campione fu trasportata da Berna agli stabilimenti Moto Guzzi di Mandello del Lario dov’era organizzata la veglia funebre. All’alba del 4 luglio la bara venne trasportata a Treviso da un camion della Moto Guzzi bardato a lutto, seguito dall’alto da aerei dell’Aero Club Treviso che lanciarono fiori per il tragitto da Castelfranco a Treviso, unitamente alle migliaia di tifosi che lo attesero sul ciglio della strada per l’ultimo omaggio. Infine venne tumulato nel cimitero trevigiano di San Lazzaro.

La Moto Guzzi gli ha dedicato un monumento che campeggia nel Museo e una versione speciale della “V11 Le Mans“, ed è da molti considerato il pilota che più ha dato lustro alla casa di Mandello. Ad Omobono Tenni è intitolato lo stadio di calcio di Treviso nonché una via nella natia città di Tirano.