È l’Istria dei piccoli borghi accoccolati sulle colline.

Da scoprire on the road con l’aria fresca di settembre

 

Il mare, provate a guardarlo da quassù. Ora che l’estate sta per scivolare via, salutatela da qui, rincorrendo l’azzurro tra gli scorci che lasciano queste vecchie case in pietra.

Quassù dove il tempo sembra essersi fermato. Dove le vecchie stanno sedute fuori sui gradini a infilare l’uncinetto, con i gatti che strofinano rumorosi le caviglie. Con il profumo della buzara (tipica pasta a base di pesce) che sale lungo le stradine e non è neppure mezzogiorno. Con le conchiglie che tintinnano da qualche bancarella ambulante.

 

STANNO COME D’ AUTUNNO  SULLE COLLINE I BORGHI.

Questa è l’Istria verde. Quella dei piccoli borghi medievali sospesi sopra i colli, belli da scoprire in un itinerario on the road di 150 chilometri che sale e scende tra vigneti, olivi, boschi di faggi e querceti, su e giù lungo dolcissime colline e altipiani, che in alcuni punti – verso ovest in particolare – si colorano della caratteristica terra rossa.

Si sale in macchina e poi si parcheggia, per entrare a piedi a visitare. Sono paesi spesso affini, per conformazione e architettura. La piazza, il campanile, i vicoli stretti in pietra, il belvedere. E simili per vicende storiche: castellieri illirici conquistati prima dai romani e poi dalle popolazioni barbariche, contesi nei secoli successivi dagli interessi della Serenissima, della Chiesa e della nobiltà tedesca. Fino ad arrivare agli episodi più recenti. Primo fra tutti, il grande esodo dopo la seconda guerra mondiale, per fuggire al governo jugoslavo di Tito, che spiega la solitudine di questi posti e le innumerevoli case rimaste disabitate.

GRISIGNANA, NEL PAESE DEGLI ARTISTI.

Il primo che si incontra dopo il confine con la Slovenia è Grožnjan, Grisignana.

Arroccato sulla sommità di un colle, dalle sue mura si abbraccia con lo sguardo

tutta la valle del Quieto. E’ chiamato la Città degli Artisti ed è famoso per un festival jazz che ogni anno a luglio fa pulsare il suo cuore antico: abbandonato dopo la seconda guerra mondiale, un gruppo di giovani pittori, scultori e artigiani lo ha ripopolato nel 1965 trasformando le antiche case in pietra e i cortili in deliziose botteghe e gallerie d’arte.

 

MOTOVUN E LA LEGGENDA DEI GIGANTI.

Da Grisignana scendete (e poi risalite) verso la magnifica Motovun, Montona, considerata la più attraente cittadina medievale istriana. Cinta da un primo giro di mura risalenti al XIII e XIV sec.  e poi da una seconda cerchia  attribuita al XV e XVI sec., che racchiude il sobborgo e il suburbio.  All’apice del colle la piazza civica veneziana: la si raggiunge attraverso la più lunga scalinata d’Istria, ben 1052 gradini.

Secondo la leggenda Montona fu costruita dai giganti che un tempo abitavano queste alture. Poi arrivarono le fate e ciascuna lasciò un dono: la fata Bianca il sale, la Rossa il vino, la Verde  l’olio. Ma la terra omaggia il borgo anche del pregiato tartufo che ogni anno viene celebrato a novembre in tutto il comprensorio con giornate speciali dedicate ad apprezzarne la prelibatezza.

Da Motovun procedete verso Buzet. E poi Hum, Roc e l’indimenticabile Draguccio.

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BUZET, ROC E HUM, LA PIU’ PICCOLA CITTA’ DEL MONDO.

Buzet, Piguente è un museo a cielo aperto appollaiato sopra un cucuzzolo. La cinta muraria con la Porta Grande e La Porta Piccola, le chiese, gli stemmi, le fontane. E poi il Museo Civico che conserva una ricca collezione etnologica. In una manciata di minuti da qui si incontra Ro?, un piccolo borgo costellato di tracce preistoriche. Ro? è anche uno dei maggiori centri diffusori della cultura glagolitica. Parte da qui e arriva fino a Hum un curioso e appassionante sentiero lungo 7 km realizzato tra il 1977 e il 1985: conserva ben 11 cippi testimonianza  di questo antico alfabeto – il primo slavo – creato dai monaci bizantini nell’ XI secolo per tradurre le sacre scritture.

E poi eccola la deliziosa Hum, Colmo. Con i suoi 18 abitanti. Sì’ proprio 18: la più piccola città del mondo.Tre file parallele di case tagliate da due vie trasversali lastricate, racchiuse da un’ ellittica cinta di mura. Sedete in una konoba (trattoria tipica) e fatevi riempire il bicchiere: perchè Hum è anche la città della  mitica biska, una grappa casereccia, pare, di antichissime origini celtiche.

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DRAGUCCIO: POESIA.

Con le sue atmosfere Dragu?/Draguccio ha fatto sognare decine di registi che hanno scelto di girare film e documentari proprio tra queste vie.

Una vista mozzafiato quella che si gode da qui perchè Draguccio sorge proprio su uno sperone che domina tutta la valle del fiume Bottonega. Due file di case.Una stradina che arriva  in fondo al paese, alla piccola Chiesa di S.Rocco, con loggetta e campaniletto a vela,  dell’ inizio del Cinquecento e all’ interno, gli affreschidi Antonio da Padova eseguiti tra il 1529 e il 1537.

Fuori lo spettacolo delle colline indorate da sole, il silenzio, il mare che dorme lontano. E l’ autunno che bisbiglia in un orecchio.

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