ASSESSORE CALZAVARA, “UN PIANO CHE RIDISEGNA LO SVILUPPO DELLA GOVERNANCE IN FUNZIONE DEI CITTADINI. PROVINCE, FUTURI ATS, IPA, UNIONI E FUSIONI I PUNTI CHIAVE”

 

È stato approvato dalla Giunta regionale il nuovo Piano di Riordino Territoriale, a distanza di 10 anni dal precedente, che ha l’ambizione di ridisegnare la struttura della governance associativa della Regione del Veneto.

“E’ il risultato di un percorso partecipativo, iniziato a marzo 2022, nel quale abbiamo coinvolto i comuni del Veneto, le province e le forme associative. In 12 mesi abbiamo organizzato ben 23 workshop, dai quali sono emersi contributi importanti per scrivere il primo provvedimento di Giunta che ha avuto il parere favorevole degli organismi rappresentativi delle autonomie locali e della prima Commissione del Consiglio regionale competente per materia – spiega l’assessore al Bilancio con delega agli Enti Locali, Francesco Calzavara -. Nel 2023 abbiamo raggiunto un altro importante risultato, ovvero l’approvazione della legge regionale 23/2023 che contiene le disposizioni che hanno consentito di abbassare al 30 per cento il quorum partecipativo per i referendum consultivi delle fusioni di Comuni, applicato già a fine ottobre ai referendum che hanno visto nascere tre nuovi comuni veneti: Sovizzo, Setteville e Santa Caterina d’Este”.

Ecco sono gli assi portanti del nuovo Piano di Riordino Territoriale:

  • la semplificazione dei livelli di governance,
  • il sostegno alle Unioni di Comuni e alle Unioni Montane,
  • le fusioni di Comuni e il progetto Fusioni 500 Comuni,
  • le intese programmatiche d’area IPA e le Province.

 

“È un Piano sfidante, perché attraverso diversi percorsi di riordino territoriale andremo a soddisfare le aspettative e i bisogni di un territorio in trasformazione, puntando a modelli di sviluppo e di gestione sovracomunale orientati alla semplificazione istituzionale – sottolinea Calzavara -. In futuro l’ATS rappresenterà l’ambito ottimale di programmazione e di governance, intorno al quale impostare le politiche di semplificazione per l’esercizio associato delle funzioni. Analoghi ragionamenti riguardano sia le Unioni di Comuni sia l’Unione montana, la quale, nello specifico, può assicurare la tutela e la salvaguardia della montagna”.

“Con il progetto ‘Fusioni 500 Comuni’ abbiamo posto le basi ai processi di fusione, agendo su vari fronti: accanto all’incentivo economico, abbiamo garantito un costante supporto ai comuni già dalla fase di avvio dell’iter con il finanziamento degli studi di fattibilità realizzati dalle Amministrazioni interessate dalla fusione assicurando il regolare svolgimento del procedimento referendario e delle relative operazioni elettorali. A valle del percorso di fusione, è stata garantita ai nuovi Comuni la disponibilità alla realizzazione di tutti gli adempimenti conseguenti alla fusione – prosegue l’Assessore al Bilancio -. L’obiettivo fissato di giungere a 500 Comuni rappresenta la strategia regionale elaborata su analisi di dati scientifici e scenari di fattibilità futuri. Analizzando un set di indicatori legati alle dinamiche sociali ed economiche è infatti emerso che su 195 Comuni sotto i 10.000 abitanti, per circa 130 in ragione del contesto demografico critico (spopolamento e invecchiamento) e basse performance dal punto di vista finanziario (elevati costi di gestione e bassa capacità fiscale), potrebbe essere fortemente auspicabile il percorso della fusione”.

“Infine, attraverso le Intese Programmatiche d’Area, IPA, la Regione ha inteso offrire la possibilità agli Enti pubblici locali (Province, Comuni, Unioni montane/di Comuni) e alle Parti economiche e sociali di partecipare alla programmazione regionale. Attraverso la concertazione, la definizione di accordi e la formulazione di proposte, si mira allo sviluppo e alla promozione economico-sociale delle specifiche aree territoriali – conclude Calzavara -. Le IPA, infatti, che non sono propriamente forme associative normate dal T.U. Enti locali, ma strumenti di concertazione nell’ambito della programmazione negoziata, ben si prestano ad operare come vere e proprie agenzie di sviluppo territoriale, riunendo attorno al tavolo interlocutori sia pubblici che privati, e promuovendo, tramite tale progettazione, la crescita dei territori di riferimento. Quanto alle Province, rispetto all’approvazione della Legge 56/2014, la Regione sostiene la rielezione diretta del Presidente e del Consiglio di tali Enti, ristabilendo il ruolo e le competenze delle Giunte. Tali proposte di riforma normativa si spingono fino alla ridefinizione e al riordino, a livello normativo, delle funzioni fondamentali di tali enti. Ecco che questo nuovo PRT risponde appieno alla necessità di progettazione su area vasta per ottimizzare le risorse messe a disposizione del territorio”.