In merito alla nota del Comitato per la difesa della sanità pubblica Alta Marca Trevigiana l’Azienda Ulss 2 precisa quanto segue: 

“L’ospedale di Vittorio Veneto è e sarà funzionale alla rete assistenziale dell’azienda ULSS 2 che nella “gestione ordinaria” prevede di garantire tutti i servizi per acuti e che durante eventuali emergenze necessariamente si riorganizza, in una logica provinciale e regionale, al fine di fornire la migliore risposta possibile in termini di assistenza ai cittadini.

Terminata la fase pandemica il nosocomio vittoriese, che ha svolto un ruolo fondamentale nel corso dell’emergenza legata al Covid, vedrà completamente ripristinate tutte le attività e le funzioni, così come previsto dalle schede ospedaliere regionali. In particolare sarà riorganizzata l’attività assistenziale “routinaria”, con miglioramento anche del confort visto il prossimo completamento dei lavori strutturali in corso al settimo piano, che non sono stati interrotti neanche durante questa fase di emergenza.

Un’importante fase organizzativa riguarderà le attività chirurgiche in generale (Orl, Chirurgia Generale, Ortopedia) e le attività di day e week surgery a carattere provinciale. Inoltre verrà attivata l’unità operativa di Chirurgia maxillo facciale, che andrà a potenziare l’eccellente offerta specialistica afferente al distretto chirurgico testa-collo. 

Nel nosocomio vittoriese sono stati attivati, per far fronte all’emergenza Covid, dodici posti letto di terapia intensiva, ampliabili sulla base delle necessità. Per quanto concerne, invece, l’attivazione dei quattro posti letto di terapia intensiva previsti dalla programmazione regionale, tale intervento rientra nelle procedure emergenziali seguite dal Commissario Arcuri. Attualmente è in corso la fase di progettazione.”

“Il nosocomio vittoriese – sottolinea il direttore generale, Francesco Benazzi – non solo non è stato depotenziato in questi anni, come qualche Cassandra periodicamente sostiene, ma è stato costantemente oggetto di interventi milionari per il miglioramento sia in termini assistenziali che strutturali, ultimo dei quali quello relativo all’adeguamento sismico. La sanità del terzo millennio, organizzazione ospedaliera in primis, non può che basarsi su logiche di rete e su modelli organizzativi del tipo hub&spoke”.