La notizia a carattere veneto più chiacchierata di Marzo è stata senz’altro l’addizionale IRPEF. Annunciata dal governatore Luca Zaia per tutti i redditi annui sopra i 28.000 euro, a partire dal 2018, costituisce una mossa fiscale purtroppo necessaria per reperire i 300 milioni di Euro che sbloccheranno il maxi-cantiere della Pedemontana Montecchio-Spresiano: un’operazione salita ormai a circa 2,5 miliardi di Euro, soldi che il consorzio SIS non possiede. Il progetto, infatti, nasce come opera a finanziamento esclusivamente privato, ma il project financing originale si è rivelato troppo ottimistico.

Così, per evitare che venisse abortita sul nascere un’infrastruttura dal cui indotto dipende non soltanto il futuro snellimento dei trasporti fra le provincia di Treviso e Vicenza (quindi nel cuore della regione), ma anche l’odierna sopravvivenza di svariate aziende e innumerevoli impieghi, è dovuta intervenire con mano pesante la Regione, che su impulso di Zaia si è accollata gran parte dell’extra-budget, fuori portata per SIS.

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Ultimo capitolo della vicenda Pedemontana la decisione della Giunta regionale di varare l’addizionale IRPEF, un intervento che Zaia ha paragonato a quello del “chirurgo costretto a salvare un malato da morte altrimenti certa”.

Ma proprio quando tutto sembrava ormai definito, la vicenda si arricchisce di una nuova possibile sorpresa. Pressato dall’opposizione (Movimento 5 Stelle in testa), che ha sonoramente bocciato l’intenzione di “mettere le mani in tasca ai cittadini”, e incalzato ora dalla Corte dei Conti che intende passare al setaccio i dossier sui finanziamenti regionali al cantiere-Pedemontana, Luca Zaia tenterà l’ultima, disperata mossa: il presidente della Regione è atteso a Roma, dove chiederà i 300 milioni al fondo statale per le infrastrutture regionali ritenute “strategiche”. Una domanda difficilmente destinata a venire accolta (vista la natura ibrida pubblico-privata del progetto della SuperStrada), ma pur di evitare l’addizionale IRPEF ogni strada va giustamente battuta.