CISL BELLUNO TREVISO, ANOLF, CARITAS DI TREVISO E DI VITTORIO VENETO, MIGRANTES, COOPERATIVE LA ESSE E UNA CASA PER L’UOMO
Report sulla presenza di cittadini stranieri in provincia di Treviso, dati relativi al 2019
Nuove povertà e immigrazione, l’appello di Cisl, Anolf, Caritas, Migrantes, La Esse e Una Casa per l’Uomo: “Crisi pandemica: istituzioni, enti e associazioni cambino passo, serve un impegno comune per combattere le crescenti disuguaglianze in tutta la popolazione, a partire dai soggetti più fragili”
La crisi pandemica acuisce il disagio, economico e non solo. E per la prima volta, nell’anno segnato dalla pandemia, il 2020, popolazione italiana e cittadini stranieri della Marca sono colpiti in maniera se non uguale molto simile.
“La povertà si sta abbattendo su un numero crescente di persone e famiglie – spiegano i responsabili di Cisl Belluno Treviso, Anolf, Caritas di Treviso e di Vittorio Veneto, Migrantes, cooperative La Esse e Una Casa per l’Uomo -. Le fatiche più rilevanti sono in ordine alla fragilità educativa, di genere e relazionale, oltre alle difficoltà relative all’occupazione e all’abitare. Questo disagio sta indebolendo il tessuto comunitario, alimenta tensioni e aumenta le distanze tra ricchi e poveri, tra chi si scopre più fragile e chi è comunque più garantito. In questo clima, gli immigrati, soprattutto coloro che stavano acquisendo competenze e strumenti, stanno pagando un prezzo molto alto. Per sopravvivere stanno sacrificando brutalmente alcuni elementi culturali, si rassegnano a non esigere il rispetto di alcuni diritti e hanno congelato il proprio progetto migratorio. Ma la pandemia ha svelato che queste mutilazioni relative alla condizione presente e alla speranza di futuro riguardano anche molti italiani”. Da qui l’appello degli autori dell’analisi: “Dobbiamo metterci tutti in gioco per promuovere un cambiamento di mentalità in ordine alla questione, che si traduca in un cambiamento culturale. Occorre mettere a fattore comune le competenze e le risorse affinché diventino la base da cui ripartire insieme. È necessario vincere la logica individualista e ripensare un territorio in cui ogni risorsa venga riconosciuta e rivalutata”.
La crisi causata dal Covid fa emergere nuove linee di fragilità nella Marca trevigiana, e ne rimette in evidenza altre già presenti. A definirne i contorni, le associazioni curatrici da oltre 15 anni del Report annuale sulla presenza dei cittadini stranieri in provincia di Treviso.
Quest’anno l’indagine viene presentata in forma diversa: non più un “report” sullo stile degli anni precedenti, ma un documento nel quale, a partire dai dati e dalle stime disponibili, si prospettano alcune questioni sulle quali porre l’attenzione per il presente e per il prossimo futuro, a partire da una valutazione dell’impatto della pandemia sulla popolazione straniera. Una scelta di prospettiva determinata anche dal fatto che i dati Istat su cui si sviluppa annualmente il report sono quelli disponibili e consolidati, ossia quelli relativi non all’anno da poco concluso, ma all’anno precedente, il 2019, e quindi non sarebbero stati utili alla comprensione delle conseguenze epocali della crisi pandemica sulla popolazione.
I DATI 2019 – Al 31 dicembre 2019 sono 90.293 i cittadini stranieri residenti in provincia di Treviso: rappresentano il 18,6% del totale regionale. Rispetto alla fine del 2018 l’incremento è dello 0,5%. Nel confronto con la rilevazione censuaria del 2011 – complice innanzitutto l’elevato numero delle acquisizioni di cittadinanza – si registra un calo del 4,2%. L’incidenza degli stranieri sul totale dei residenti nella Marca è pari al 10,2%, un dato leggermente superiore rispetto alla media nazionale (8,4%) e regionale (9,9%).
I nuovi nati stranieri in provincia di Treviso, nel 2019, sono stati 1.263 pari al 20,3% del totale (-2,8% rispetto al 2018). Gli studenti con cittadinanza non italiana iscritti alle scuole della provincia nell’anno scolastico 2018/19 sono stati 17.828 (17.971 nell’anno precedente), con un’incidenza pari al 13,4% sul totale degli alunni della Marca. Si rafforza la presenza di studenti nati in Italia da genitori stranieri: sono circa 12.860 (12.722 nell’a.s. 2017/18) e rappresentano il 72% del totale degli alunni stranieri nel sistema scolastico e formativo provinciale. Gli occupati stranieri nel 2019 sono poco meno di 43mila. Rispetto al totale degli occupati in provincia, il loro peso è pari all’11%, con una presenza particolarmente elevata nel lavoro dipendente.
2020 – In provincia di Treviso, come nel resto d’Italia, l’impatto della pandemia sulle dinamiche demografiche generali si stima possa avere conseguenze particolarmente importanti. Da un lato l’ulteriore incremento del saldo naturale negativo, dall’altro la riduzione dei movimenti migratori, destinati però a riprendere nel prossimo futuro. In ogni caso, in un contesto di riduzione (almeno momentanea) dei flussi migratori e con un bilancio naturale della popolazione negativo, c’è da attendersi una riduzione del totale dei residenti in provincia. L’incidenza degli stranieri è destinata in ogni caso a restare sui livelli già conosciuti. Di qui l’importanza crescente di questa componente della popolazione, che dal punto di vista demografico (ma non solo) ha ormai un ruolo fondamentale e strutturale nel nostro territorio, tra l’altro per la consistente presenza di tale segmento nelle fasce in età lavorativa e in genere più giovani.
Riguardo al lavoro, grazie alle buone performance di settori quali l’agricoltura, le costruzioni e alcuni comparti del manifatturiero, il bilancio di fine anno 2020 per gli stranieri (come per gli italiani) è comunque positivo anche se fortemente ridotto (per gli stranieri +1.380 posizioni di lavoro contro le + 2.785 del 2019).
Inoltre, complice il processo di regolarizzazione e la “corsa alla regolarizzazione” dettata dal primo lockdown (per consentire libertà di movimento alle badanti), nel 2020 si registra una significativa crescita anche nel lavoro domestico: +1.350 posizioni di lavoro domestico in più rispetto al 2019.
L’aumento delle disuguaglianze è una delle conseguenze più evidenti della crisi pandemica e va a colpire in particolare le categorie più fragili che soffrono delle ricadute della crisi sul mercato del lavoro: giovani, donne, stranieri. La lieve entità del saldo occupazionale positivo riscontrata a fine 2020, se raffrontata alla performance del 2019 si presenta nei fatti come una importante riduzione dell’occupazione “straniera”.
Sulla popolazione straniera impattano poi negativamente alcuni cambiamenti imposti dalla pandemia, come la spinta tecnologica e la crescente necessità di digitalizzazione, così come i mutamenti nell’assetto del sistema economico e produttivo locale che rischia di emarginare alcuni lavoratori.
2021 – Difficile capire fino in fondo la reale portata delle conseguenze dell’emergenza sanitaria sulla popolazione straniera, ma alcuni primi effetti sono già rilevabili: i rientri in patria dei lavoratori stagionali o a tempo determinato non rinnovati (soprattutto cittadini dell’est Europa); la dispersione scolastica; la marginalizzazione delle donne; la difficoltà abitativa; senza dimenticare la fragilità degli “invisibili”, come gli stranieri che vivono di espedienti come la vendita porta a porta.
“I limiti e le fragilità di oggi che investono in maniera importante gran parte della popolazione – commentano gli autori della ricerca – rischiano di diventare ancor più per gli stranieri dei pesanti fardelli per il futuro, anche in termini di possibilità e opportunità di crescita e, nello specifico, di riuscita dei progetti migratori. Crediamo siano processi che vadano indagati per comprenderne maggiormente le effettive criticità, e poter giungere ad una realistica immagine di questo segmento della popolazione che rappresenta una parte importante di coloro che, in termini di contribuzione alle risorse pubbliche e di investimento generazionale, potrebbero essere fra i protagonisti del futuro del nostro territorio”.