Il Patriarca Moraglia invita le parrocchie, le istituzioni religiose e le associazioni cattoliche a mettere a disposizione eventuali spazi per le attività didattiche e formative delle scuole, alle prese con la delicatissima fase della riapertura. E’ una delle due proposte contenute nella nuova lettera pastorale del Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia.

La lettera pastorale è stata pubblicata sul sito diocesano www.patriarcatovenezia.it  ed è dedicata al tema della ripresa. S’intitola “La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì” .

“Ci prepariamo – scrive il Patriarca – a vivere il tempo non certo facile della “ripartenza” che porterà con sé problematiche già vissute e l’accentuarsi di sofferenze legate alla crisi socioeconomica. La convivenza con Covid-19, purtroppo, è destinata a protrarsi nel tempo. Iniziamo, quindi, una vera attraversata del deserto che non sarà facile e in cui le nostre comunità sono chiamate a riscoprire la virtù cristiana della speranza, guardandosi e dal facile sconforto e dall’ottimismo di maniera”.

Il Patriarca sottolinea che “per noi tutto inizia con Gesù, la vera forza, la vera novità e la vera ripartenza; senza di Lui, che è la Parola, tutto si riduce ad un frammentario inseguirsi di voci”. Nella Lettera, poi, auspica che “i malumori sociali non diventino ribellione” e che vi sia “una politica meno litigiosa e più coesa nelle decisioni che riguardano il Paese, ossia tutti noi; una politica che parli meno attraverso i social e i facili slogan e più attraverso i fatti e il buon senso”; inoltre “non possiamo consegnare ai nostri giovani un Paese gravato da un ingente debito pubblico, da disoccupazione e senza una visione e un sogno”.

Sono, quindi, indicate due proposte specifiche: “Ripartiamo da gesti semplici, concreti, quotidiani… Il primo “gesto” è adottare in modo simbolico, ma realissimo, una persona che per le sue condizioni sociali risulta “invisibile”. Le modalità, ovviamente, saranno differenti secondo le disponibilità: si potrà, quindi, inserire nella propria spesa settimanale uno o due generi di “conforto” da destinare a chi da solo non ce la fa. Il secondo gesto riguarda la prossima “ripartenza” del mondo della scuola che, per complessità e delicatezza, è un importante banco di prova per l’intero Paese. Fallire in tale ambito sarebbe un segnale negativo per tutti perché la scuola riguarda i giovani, il nostro futuro e, quindi, tutti noi. Cosa fare, allora? Se le nostre collaborazioni parrocchiali, istituti religiosi, associazioni avessero spazi idonei non usati, sarebbe opportuno renderli fruibili per consentire lo svolgimento di attività didattiche e formative che altrimenti non potrebbero essere garantite. Di sicuro le modalità dovranno essere studiate con attenzione, compatibili con le nostre forze e prevedendo accordi volti a tutelare la sicurezza di tutti i soggetti coinvolti, sotto la responsabilità di chi gestirà la didattica”.