Ormai la campagna del mais si appresta a conclusione consentendo un resoconto che lascia l’amaro in bocca.
Sono circa 30 mila nel veneziano gli ettari vocati a mais che nelle annate buone portano ad una resa di circa 120q a ettaro, risultato che quest’anno non si vedrà nemmeno con il binocolo. Colpa della siccità che non sta dando tregua agli agricoltori da un anno a questa parte.
I risultati della raccolta
In merito alla raccolta del mais la situazione sul territorio veneziano è disomogenea e dipende da chi è riuscito a irrigare o meno. I fortunati che sono riusciti a pescare acqua per l’irrigazione hanno raccolto dal 20 al 30% in meno, mentre gli agricoltori che non hanno potuto irrigare hanno perso mediamente il 50% con punte del 70% della produzione in particolare in alcune aree del Veneto Orientale. Nel nord della provincia inoltre si sono verificati molti casi di contaminazione del mais da aflatossine “l’eccessivo caldo porta il chicco a spezzarsi consentendo a funghi di entrare nella pianta” spiegano i tecnici di Coldiretti, in questo caso il mais non può essere utilizzato nemmeno come alimento per gli animali.
Gli effetti peggiori da 500 anni
Sono gli effetti della peggiore siccità in Europa da 500 anni come ha potuto evidenziare la diffusione delle immagini del programma europeo di osservazione della Terra Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa) secondo le quali l’estate 2022 nel Vecchio Continente è stata la più siccitosa dal 1540.
Possibili rimedi
Come rimediare a questa situazione? Coldiretti pensa a nuovi invasi per raccogliere l’acqua a servizio dei cittadini e delle attività economiche, in primis quella agricola che, in presenza di acqua, potrebbe moltiplicare la capacità produttiva in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina abbiamo bisogno di tutto il nostro potenziale per garantire cibo ai cittadini e ridurre la dipendenza dall’estero. Con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche, Coldiretti ha elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo: dei veri e propri laghetti per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere l`acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità.
Lotta agli sprechi d’acqua
C’è poi da combattere gli sprechi d’acqua rivedendo le concessioni idriche dando priorità all’agricoltura e all’ambiente, favorendo sistemi di irrigazione smart, più innovativi e sostenibili. Le aziende agricole dovrebbero poter accedere a fondi per agevolare questi cambiamenti che portano ad una gestione idrica più oculata, provvista di sensori hi-tech per controllare da remoto l’umidità del terreno. Alcune di queste tecnologie sono già sperimentate rendendo possibile l’applicazione di pratiche agricole sostenibili.
“Dobbiamo poi pensare alla ricerca- afferma Giovanni Pasquali direttore di Coldiretti Venezia- e non mi sto certo riferendo all’utilizzo di Ogm che porterebbero alla distruzione del nostro patrimonio di biodiversità, bensì all’innovazione scientifica come baluardo per difendere il nostro patrimonio varietale, mantenendo la biodiversità e la ricchezza degli ecosistemi; la ricerca come ausilio a superare le difficoltà senza stravolgere il corso naturale della vita in campagna.” conclude Pasquali.