Sei grassa, sei brutta, mi fai fare brutta figura, la cena non è mai pronta, non vali niente…” Frasi che sono difficili anche da scrivere. Sono quelle che si sono sentite dire molte donne che sono ricorse al Telefono Rosa di Treviso. “E’ infatti in aumento la violenza psicologica, che rispetto a 15 anni fa– commenta Rita Giannetti Psicologa e Presidente della sezione trevigiana dell’associazione – ora viene riconosciuta”.
Su 335 chiamate giunte al telefono Rosa nel 2020, 189 donne sono state prese in carico; di queste 67 hanno fatto denuncia contro il compagno o il marito. In leggero aumento rispetto all’anno precedente quando le prese in carico erano state 175. Il covid-19 non ha fermato la violenza domestica, così come non ha fermato l’attività del Telefono Rosa che con le sue 15 volontarie attive e 6 professioniste tra psicologhe, psicoterapeute, avvocati e operatrici di accoglienza, anche se a distanza ha continuato a seguire le donne che facevano richiesta di aiuto attraverso lo 0422 583022.
Abbiamo attivato il trasferimento di chiamata mettendoci a disposizione 24 ore su 24 anche sabato e domenica. Le maggiori difficoltà le donne le hanno avute perché i mariti lavoravano a casa in smart working. Ci telefonavano quando andavano al supermercato, quando uscivano per fare la spesa racconta la dott.ssa Giannetti – Nei casi più gravi, quanto la donna aveva necessità di essere allontanata immediatamente da casa abbiamo fornito loro un appartamento a Treviso che un’imprenditrice, che opera nel settore dei bed and breakfast, ha messo a disposizione del Telefono RosaNon è da considerarsi una “casa rifugio”, perché non ne ha le caratteristiche, ma una opportunità che possiamo mettere a disposizione per situazioni di emergenza come quelle avute durante il lock down. Dall’aprile dello scorso anno, sono state tre le donne che abbiamo aiutato con questa nuova metodologia” continua la Presidente del CAV Telefono Rosa di Treviso.
Potrebbe essere definita una “casa rosa”, dove vengono ospitate donne che sono costrette ad uscire immediatamente dall’ambiente familiare per evitare il peggio; donne che non hanno lavoro, non hanno l’indipendenza economica e soprattutto non hanno la cerchia familiare e amicale dove poter trovare rifugio temporaneamente. Hanno bisogno non solo di un alloggio, ma anche del necessario per vivere. A tal proposito il Presidio Ospedaliero “Giovanni XXIII” di Monastier anche quest’anno, in occasione dell’8 marzo, ha rinnovato il proprio sostegno al Telefono Rosa donando €1000 che serviranno per l’acquisto di voucher alimentari per sostenere proprio queste donne che trovano ospitalità temporanea.
La donna è la colonna portante della famiglia. Se sta bene la donna stanno bene marito e figli e su questo principio continuiamo con il nostro intento di favorire tutte quelle iniziative che possano essere utili alla sfera femminile – commenta Matteo Geretto Resp. Sviluppo e Comunicazione del “Giovanni XXIII”– Aiutarle, come in questi casi, a riprendersi in mano la propria vita; aiutarle a stare bene attraverso la prevenzione; aiutarle a ritrovare quella serenità e tranquillità dopo il periodo della malattia. Il difficile periodo pandemico ha limitato i nostri spostamenti ma non la voglia di continuare a stare a fianco delle donne”.